Speriamo di dimenticarla in fretta la più brutta Fiorentina dell’era Montella: neanche un tiro nello specchio della porta, anche se in verità due occasioni le avremmo pure avute con lo sciagurato Matri che si è divorato cinque gol in cinque partite, una media record che supera lo sventurato Calloni e Blisset, per rimanere in casa milanista.
Ma cos’hanno?
Verrebbe da dire: troppo brutti per essere veri, ma è una tesi di comodo, perché bruttini lo sono stati parecchie volte da gennaio in poi, guarda caso dopo l’infortunio di Rossi.
Qui è anche un problema di condizione atletica, siamo a fine marzo e non corre più nessuno, la media degli infortunati è troppo alta e ci sono pure quelli di cui non si sa più niente, per esempio Rebic, che magari, giocando mi pare di ricordare centravanti, avrebbe potuto farci comodo.
Io non voglio rivedere l’avvitamento del 2010, quando dopo l’eliminazione col Bayern e il fuoco di paglia di Napoli eravamo diventati il portafortuna d’Italia(stavo per scrivere il gobbo, ma non ce la faccio): giocavano contro di noi e vincevano, sempre e comunque.
C’è un quarto posto da difendere e una Coppa Italia da vincere e c’è soprattutto da non fare appassire l’entusiasmo che da un anno e mezzo accompagna la Fiorentina.
La stanchezza può essere una scusante, ma non è che in Italia giochino solo Cuadrado (ieri irritante) e compagni e non è che alleni solo Montella, che ieri ha misteriosamente rinunciato alla qualità di Aquilani.
Perdere così fa male e ci tocca un alto giorno di sberleffi, anche stavolta meritati: avevamo sotterrato il Milan ed invece ieri sera in campo gli zombi eravamo noi.