Dove è finito Angelo Di Livio?
Ho provato a chiamarlo qualche volta per chiedergli di intervenire in radio, ma non ne aveva voglia e ho rispettato la sua amarezza.
Non ha certo problemi economici, deve solo iniziare una nuova vita, molto più difficile della precedente.
Non mi piace per niente la retorica, però quella volta, nell’agosto del 2002, ha ragionato davvero col cuore ed è stato il vero anello di congiunzione tra la squadra che si presentò senza maglie all’esordio di Coppa Italia e quella che ora staziona in zona Champions.
Poi ha sbagliato nel non accettare quel ruolo dirigenziale nelle giovanili, proprio lui che aveva fatto gavetta fino a 27 anni doveva capire che un ottimo giocatore non diventa per forza e subito un ottimo dirigente.
L’assordante silenzio che circonda il presente di Di Livio mi crea un po’ di disagio.
Alla fine, lui a Firenze, al contrario di altri predatori di sentimenti, ha più dato che ricevuto.