Dobbiamo rivalutare sul piano umano Marcello Lippi perché ha capito tutto godendosi il successo del Mondiale come mai avevano fatto gli allenatori che lo avevano preceduto.
Lo so che c’entrano le disavventure giudiziarie del figlio Davide, ma non sono certo che abbia tutta questa voglia di rimettersi in gioco.
Quando tra sei mesi o un anno tornerà in panchina rivedremo quasi certamente il Lippi di sempre, quello quasi arrogante che faceva baruffe con i giornalisti o che diceva ad Agroppi quando perdeva che non aveva tempo per rispondere alle sue domande perché partiva il pullman della Juve, ma per adesso è un grande perché ha dilatato all’infinito la gioia del Mondiale vinto.
Ci riflettevo oggi leggendo l’intervista di Bucchioni su La Nazione: convegni, feste, master, gite in barca, testimonial, ma che vuoi di più dalla vita dopo aver toccato il massimo?
Ripenso a Bearzot, che un anno dopo era fuori dalle qualifucazioni all’Europeo e da mesi sulla graticola perché troppo affezionato ai suoi senatori.
Meglio, molto meglio la pineta di Viareggio ed il ruolo di Padre Nobile del calcio italiano.