Interno di casa Guetta ore 21.50 di ieri: completamente crollato e ronfante sul divano, vengo dolcemente svegliato da Valentina che mi dice: “dai babbo, vai a letto”.
Esausto come dopo una trasferta impegnativa, soddisfatto come aver battuto la Juve a Torino.
Giornata pazzesca, con repentino ritorno all’adolescenza, con quegli entusiasmi calcistici che uno crede sopiti, ma che invece evidentemente non se ne vanno mai.
Ho rivoluzionato tutto, abbandonato impegni importanti e mi sono fiondato in radio, dopo aver annunciato che avrei fatto il filo diretto al telefono.
Non potevo, dovevo esserci in prima persona e poi avrei dato il tormento al terzetto Loreto-Sestini-Baragatti: e questo non va bene, chiama quest’altro, perché non abbiamo in diretta tizio?, e caio non si trova?, siete stati troppo lunghi, avete tagliato eccessivamente…
Ero talmente travolto dagli eventi che non avevo neanche pensato di poetr chiamare il sindaco, l’idea è stata di Saverio (altro tuffo nel passato: io e lui insieme, come abbiamo fatto dal 1982 al 1990) e credo sia venuta fuori una bella intervista.
Stamani ci svegliamo molto più forti di ieri, con un’unità di intenti che non potrà essere scalfita dalle inevitabili difficoltà che una stagione impegnativa certamente comporterà.
Oggi, come quando battiamo la Juve, è ancora più bello essere tifosi della Fiorentina.