Ho questa sensazione: stiamo vivendo le elezioni, davvero tra le più importnati della nostra storia, con lo stesso atteggiamento usato per il calcio.
Cioè tifiamo, più contro che a favore.
Sono contagiato anch’io da questa sindrome da campionato e me ne vergogno, perché è da terzo mondo pensare che un determinato personaggio sia nel mio inconscio come la Juve, cioè se perde sono contento, se scompare ancora di più.
Non è questo l’approccio che dovremmo avere con la politica, che sarà pure “brutta e schifosa e fa male alla pelle”, ma che è anche l’unica sovrastruttura possibile del vivere civile: non è che sia ributtante a prescindere, siamo noi che l’abbiamo resa tale.
Guardate po’ i post sugli argomenti extra calcio di questo blog e provate a fare un’analisi serena del linguaggio usato, del crescendo di insofferenza e di insulti (spesso tagliati) che tracima ad ogni riga.
Ci siamo imbarbariti, spero non irrimediabilmente.
Niente dialogo, ma solo scontro, incapacità non dico a capire, ma almeno ad ascoltare la parte che non la pensa come noi (stavo per scrivere avversa e non l’ho fatto di proposito per dare il buon esempio).
Guardiamo cosa viene fuori stasera dalle urna, ma almeno noi quattromila frequentatori di questa libera palestra proviamo a fare un piccolo sforzo e ricominciamo a comportarci da persone civili.