A Firenze non siamo riusciti a conoscere Delio Rosii per il semplice fatto che viveva come una persona condannata ai domiciliari.
Interviste richieste tante, concesse zero.
Confidenza con la città assolutamente inesistente, qualcuno esagerando ha perfino parlato di una leggera forma di autismo ambientale.
Eppure era arrivato accolto da trionfatore, aveva vinto ancora prima di cominciare e gli era stata data (io per primo) un’apertura di credito che solo De Sisti, Eriksson, Mondonico e leggermente Prandelli avevano avuto nel recente passato e non parliamo di Mihajlovic, accolto tra un misto di malumore e sopportazione.
I suoi risultati tecnici, perchè alla fine sono quelli che contano, sono stati disastrosi, ben al di là delle peggiori prospettive ed il finale è stato vergognoso, per Firenze e per la Fiorentina.
Da un po’ di tempo, diciamo pure da quando la squadra sta andando bene, a Delio Rossi gli si è sciolta la lingua: interviene, puntualizza, rivendica meriti, sospira rimpianti, racconta retroscena su cui è legittimo avere qualche dubbio, tipo il quasi acquisto a gennaio di Borja Valero e Pizarro.
Devo dire che nel dopo disastro viola non esiste gara tra lui e Corvino: molto, ma molto meglio il mago di Vernole, chiuso tra i suoi ulivi in un dignitoso e mi dicono stizzito silenzio.