Chi è venuto a Firenze, Vincenzo Montella o Barak Obama?
Possibile che in Fiorentina nessuno abbia capito che c’è bisogno di iniziare davvero l’operazione simpatia, che non è il caso di arroccarsi.
Mi raccontano di un Montella piuttosto adirato per la presenza dei giornalisti che lo hanno seguito ovunque, io spero che sia una falsa impressione perché altrimenti si comincerebbe male.
Qualcuno in società si prenda per favore la briga di spiegare al neo allenatore viola che qui siamo all’anno zero, che abbiamo vissuto due stagioni disatrose consecutive e che il suo arrivo viene salutato come l’unico fatto davvero positivo degli ultimi mesi.
Per questo l’eventuale disappunto di Montella per la pressione dei ragazzi delle radio, dei siti e dei giornali è del tutto fuori luogo.
Però Cognigni, Mencucci e Teotino lo hanno vissuto per intero lo strazio dell’ultimo anno e allora io dico: ma ci voleva tanto a mandare Montella a prendere un caffé al bar Marisa, mettendo magari sulla sua strada Mario Ciuffi, anche senza sciarpa, per un paio di battute sdrammatizzanti e, come si dice, “off the record”?
E’ vero che ancora mancano i documenti ufficiali, ma il suo arrivo sulla panchina viola è il segreto di Pulcinella e magari non lo si fa parlare da allenatore della Fiorentina, ma un saluto, cinque minuti di cazzeggio con i tifosi, quello ci poteva stare tranquillamente.
Anzi era proprio consigliato, per stemperare la tensione che da troppo tempo si respira a Firenze, ma si vede che era troppo semplice e negli ultimi tempi qui a Firenze vanno di moda le cose complicate.