Da trent’anni discutiamo sui numeri dieci viola, amandoli e rimpiangendoli.
Solo su tre eravamo tutti d’accordo: Bonomi, Maspero e Nakata.
Eravamo tutti d’accordo che se ne andassero via alla svelta perché quella maglia, almeno per noi quarantenni, ha un fascino particolare.
Fiore è un ritorno al passato, al quel gusto del bello che tanto piace ai fiorentini, ma ce lo possiamo permettere?
Io direi di sì, ma lo dico di istinto, senza stare a fare troppe speculazioni tattiche su come dovrebbe o potrebbe giocare la Fiorentina.
Dico di sì perché è l’unico insieme a Toni a regalarmi mentre faccio la radiocronaca il gusto dell’imprevedibilità.
Da Fiore ti aspetti sempre qualcosa di importante, e se proprio non arriva niente (vedi Milano e due volte Roma) ti porti dentro l’amarezza dell’amante respinto, del tradimento sentimentale.
Insopportabile.
In verità ci sarebbe pure Bojinov, ma bisognerebbe che andassi a vedere le partitelle del giovedì per godere di un suo colpo ad effetto.
Tanto per essere chiari, tra Rivera e Mazzola io avrei sempre fatto giocare Rivera, così come tra Fiore e, tanto per dire, Pazienza non avrei dubbi su chi mettere in campo.
Poi però ci sono gli equilibri, le esigenze tattiche, le diagonali e le coperture, insomma tutte quelle cose che Prandelli conosce benissimo e che ci fanno stare felicemente al quarto posto in classifica (comunque con Fiore, che è sempre partito titolare).
E allora il dibattito è aperto: lo cogliamo o non questo Fiore?
Se il Valencia ci fa un bel po’ di sconto sui 3,5 milioni di Euro fissati per il suo cartellino, io non avrei dubbi.