Non so se siano aumentate negli ultimi anni, se magari sono diventato più fragile io o se prima veniva data meno importanza a certe notizie di cronaca che fanno rabbrividire.
Nel campionario degli orrori quotidiani che mi ha inseguito nelle ultime settimane scelgo l’uccisione del vigile a Milano, perché credo che ci si debba porre una domanda scomoda: poteva capitare anche a noi?
Aspettate un attimo prima di rispondere no, per favore.
Pensiamo ai gesti inconsulti che facciamo tutti i giorni, all’insofferenza con cui affrontiamo un banalissimo contrattempo che pare fermare il nostro volo verso chissà quali mete.
Pensiamo all’arroganza con cui mettiamo le nostre chiappe sulle nostre macchine (specialmente noi che ci possiamo permettere delle vere e proprie armi non convenzionali), al fastidio con cui guardiamo gli altri, i diversi, quelli più in basso.
Pensiamo a come vediamo le forze dell’ordine, i tutori della libertà: vanno benissimo se si occupano degli altri, sono odiosi se mettono il becco sulle nostre piccole (per noi) trasgressioni, dal parlare al telefonino alla sosta in doppia, tripla fila.
Ecco, dopo aver speso almeno cinque minuti del nostro preziosissimo tempo per queste riflessioni si può rispondere con una certa cognizione di causa: siamo davvero così lontani da quel bastardo che ha spezzato per niente una vita e una famiglia?