Quando nel 1973 si capì che uno come Antognoni non poteva certo giocare a singhiozzo, Gigi Radice si trovò a dover scegliere tra lui, Merlo e De Sisti.
Ribadisco: Antognoni, Merlo e De Sisti, il massimo o quasi del calcio italiano dell’epoca.
Risolse l’equazione spostando Picchio venti metri più indietro e, a volte, cinquanta metri più a lato, cioè in panchina.
Racconto questo frammento del passato per spiegare come certi tormentoni siano alla fin fine il sale del calcio.
Montolivo che deve o non deve giocare con Liverani, Pazzini che nonostante i due gol non è affatto sicuro del posto, causa rientro di Toni.
E’ divertente e non fa male parlarne, speculare tatticamente e tecnicamente sulle varie possibilità: ma cosa credette che facesse l’Italia intera nel 1970 ai Mondiali messicani, se non dividersi tra Mazzola e Rivera (io ad esempio ero nettamente a favore del secondo)?
A meno che non si consideri il calcio una religione (oddio, i fanatici li avremmo già, basta pensare ai teppisti dello stadio…) per sottometterci infine tutti in silenzio al verbo di questo o quel tecnico.
Ma sai te che noia mortale diventrebbe questo meraviglioso sport.