Rieccoci all’ennesimo sciopero dei giornalisti che mi mette sempre a disagio.
A volte li ho imposti alla redazione, a volte no (mai con la radiocronaca) e già con questo ammetto di averesull’argomento poche idee e confuse.
Questa è una professione veramente strana, dove nessuno ha mai capito bene come si arrivi ad esercitarla dignitosamente senza subire dieci, quindici anni di umiliazioni economiche e spesso pure professionali.
Ovviamente ci sono le eccezioni: i geni (pochi) ed i raccomandati (tanti).
Avendo creato negli anni una struttura che si autoalimenta grazie agli sponsor, stasera e domani in pratica io sciopero contro me stesso, perché alla fine della fiera sono io il mio unico datore di lavoro.
Assurdo.
Dice: perché lo fai? Per non avere rotture di scatole, giustificazione di bassissimo profilo, ma onesta.
Il mio (presunto) sindacato non si è mai preoccupato dal 1993 ad oggi di trovare uno straccio di contratto a tempo indeterminato a chi come me ed altri 34 aveva vinto una prestigiosa borsa di studio indetta dal sindacato stesso e dagli editori, cioè colo che avrebbero dovuto assumerci.
Nelle emittenti private i giornali radio vengono prodotti da agenzie nazionali, le radio non solo non pagano niente per mandarli in onda, ma prendono pure i soldi per trasmetterli, perché prima e dopo i notiziari sono infarciti di pubblicità.
In queste condizioni chi mai si prende l’onere di assumere un giornalista?
Come vedete siamo una categoria piena di contraddizioni.
Oggi la maggior parte di noi sciopera per il rinnovo di un contratto di lavoro scaduto da più di un anno senza averlo mai visto neanche in cartolina un contratto di lavoro…