Mi espongo al fuoco dei tifosi viola e provo a spiegare perché la mia terza squadra è il Livorno (la seconda, senza discussioni, è il Toro).
Lo faccio sia perché mi è stato chiesto più volte, sia perché oggi sono particolarmente soddisfatto della vittoria contro la Lazio, squadra che secondo me ha la peggiore tifoseria in Italia, seguita a ruota da Juve e Roma.
Al di là del fatto che come dicevamo a proposito di Pazzini e Bojinov certe scelte sono assolutamente irrazionali, sento con i livornesi un’affinità caratteriale che ci fa essere unici non solo in Italia, ma in Toscana.
Voglio dire che come noi fiorentini per il gusto di una battuta i livornesi sarebbero disposti a buttare a monte amicizie ed interessi.
Hanno insomma la lingua lunga, molto lunga, a volte troppo, ed io credo che il Vernacoliere venda parecchie copie anche a Firenze.
Quando siamo falliti, non mi risulta che ci abbiano goduto, come invece è successo a Siena, Arezzo, Prato, Pistoia, Lucca e Pisa.
Non a caso quasi quattro anni fa stava per andare in porto tra noi e loro un gemellaggio, poi saltato perché, a quanto ne so, qualcuno a Livorno voleva un po’ specularci politicamente.
Ecco, questa storia della politica mi infastidisce e anche apprezzando enormemente Cristiano Lucarelli trovo fuori luogo certe distorsioni rosse, sue e delle BAL (oggi i saluti romani a Di Canio dei laziali a fine gara facevano schifo).
Però hanno un pubblico fantastico: sono falliti pure loro e sono ripartiti da zero, soffrendo sempre e in questo ci sono davvero fratelli.
E’ vero che quando lo scorso anno presero dodici gol tra Siena e Parma ci inguaiarono, però mi risulta che i più accesi tra i tifosi (i portuali, tanto per intenderci) non solo non abbiano gradito, ma siano pure andati a “chiedere spiegazioni” ai giocatori dopo un allenamento.
Insomma, avverto un senso di appartenenza che non esiste con le altre realtà calcistiche toscane e meno che mai in Italia.
Con l’eccezione di quella fantastica riserva granata sopravvissuta a Torino e nel resto del mondo.