Comincia oggi con la radiocronaca di Fiorentina-Giarre il mio ventottesimo anno a Radio Blu, un record di fedeltà che ha pochi riscontri in Italia.
Molti hanno pensato che Radio Blu fosse in parte mia: non lo è e non lo è mai stata, ma è come se lo fosse, perché così la sento dal 1979, quando (incredibile, ma vero) il signor Pieroni mi offrì centomila lire al mese per fare una trasmissione alla settimana.
Quella trasmissione si chiamava Pentasport e, come qualcuno di voi sa, continua pure oggi.
Mi guardo dentro ed è bello sentire che la scintilla è la stessa, spero anche l’umiltà, semmai è aumentato la permalosità, già prima ad un buon livello.
Certo, è cambiato il contesto: ventotto anni fa in tribuna stampa stavo sempre zitto perché non mi filava proprio nessuno.
Ero un alieno, l’unico di una radio privata, uno di serie C (in B, per i soloni del giornalismo scritto, poi passati a fare marchette con noi, militavano quelli delle televisioni private).
Adesso vado in tribuna stampa e con un buon 40% dei colleghi o presunti tali non parlo e non ho rapporti perché ci ho litigato.
Non si può proprio dire che io abbia un carattere facile.
Un po’ mi spiace, specie per quelli e quelle che ho “messo al mondo” giornalisticamente e che una volta assunti o sistemati da altre parti si sono scordati/e tutto, tradendo la mia fiducia, ma poi vado avanti lo stesso.
Resta Radio Blu, che per me significa la radio in senso lato, la mia radio.
Uno strumento straordinario che mi ha permesso di realizzare i sogni di bambino/ragazzo, quando volevo fare ad ogni costo il giornalista e tutti mi dicevano di lasciar perdere perché ero senza sponsor politici, perché non avevo parenti giornalisti e perché in fondo si dice sempre così per levarsi un rompiscatole dai piedi.
Ed invece in qualche modo sono ancora qui, e pensare che quando entreranno le squadre in campo ci sarà ancora qualcuno che mi ascolta é, ve lo assicuro, straordinario.