Non è questo il momento per regolare i conti sospesi, se si vuole bene alla Fiorentina.
Anche a me prude la lingua su diverse cosucce subite in passato, anch’io avrei qualcosa da dire ai fondamentalisti per interesse personale, ai difensori a spada tratta dell’indifendibile, a chi non non ammette mai di poter sbagliare, ma mi trattengo.
Evito, al contrario di altri, perché me le ricordo bene tutte le stagioni della sofferenza, a cominciare da quella più “formativa” perché vissuta nell’adolescenza, quando tutto o è bianco o è nero (mai però bianconero..) e sembrava che nella vita non ci fosse rimedio ad una retrocessione in B.
Parlo del campionato 77/78, quello di San Scanziani, si informino i più giovani per sapere di cosa sto parlando, e mi ricordo perfino ciò che successe sette anni prima, quando la Juve ci regalò la salvezza a Torino pareggiando di proposito.
E poi la B vera, conosciuta in decine di partite di una noia mortale (non che ora la Fiorentina sia più divertente, almeno però siamo in serie A).
Non parlo della C2, perché da tempo mi sono rotto della retorica di Gubbio e Gualdo Tadino, dove peraltro sono stato e non credo sia un vanto.
Insomma, i conti li facciamo alla fine, ma veramente e senza sconti, come del resto è nell’abitudine di chi scrive.
Uno con un brutto carattere, certamente permaloso e anche piuttosto irascibile.
Uno che però non ha cambiali da pagare con nessuno del potere viola, che non ha mai frequentato cene conviviali di alto livello, viaggiato in giro per il mondo con chi conta o guadagnato un euro grazie all’intercessione di chi sta in alto.