Arrigo Sacchi può non essere il massimo della simpatia, ma è un signore di 64 anni, molto educato che ha scritto la storia del calcio.
Fosse solo per l’età, il signor Ibrahimovic, che di anni ne ha appena 29 e la storia la comincerà forse a scrivere in questa stagione, dovrebbe avere nei suoi confronti un atteggiamento da persona che sa come si sta al mondo.
E invece no, questo signore che giura fedeltà eterna alle quattro maglie indossate negli ultimi otto anni, si permette di dire che Sacchi non deve parlare di lui, che farebbe meglio a non andare neanche a vederlo giocare.
Solo vent’anni fa un bullo del genere sarebbe stato bacchettato dalle persone di buon senso (cioè quasi tutte) e magari sarebbe intervenuta pure la società per invitarlo ad un maggior rispetto.
Con Ibrahimovic, ma anche con Totti e tanti altri, no, con i nuovi divi della nostra epoca tutto è permesso, tanto poi si faranno perdonare con un gol.
Discorsi da vecchio?
Può darsi, ma preferisco mantenere certi principi fondamentali piuttosto che buttare il cervello all’ammasso e unirmi alla folla plaudente del primo pedatore che passa.