Appoggiato sul bracciolo del divano di casa Guetta ascoltavo poco più di un’ora fa il finale della notte bianca di Radio Blu non riuscendo bene a decifrare le sensazioni: orgoglio per quello che avevano fatto i “miei” ragazzi in studio, consapevolezza che Sardelli è bravissimo, dispiacere per non essere lì in Canada ad abbracciare anch’io Prandelli come Giovanni, come Andrea Di Caro e Matteo Dalla Vite, certezza che sensazioni come queste te le può regalare solo la radio.
Mi sembrava di essere tornato bambino, quando nel 1967 mi feci svegliare per sentire Benevenuti contro Griffith al Madison Square Garden e non capivo quasi nulla di quello che raccontava Paolo Valenti, che mi sembrava fosse il radiocronista, ma mi piaceva lo stesso essere lì con la fantasia.
Io credo che sia stata una serata e una nottata unica, voluta e pensata da Loreto/Meucci/Fabiani, che hanno coinvolto Elisa (bravissima): io li ho solo assecondati in questa loro pazzia.
E ho fatto benissimo perché nel nostro piccolo questa notte che sta finendo resterà nella storia.
Come il saluto finale di Prandelli e le parole strozzate di Giovanni, che, mi sbaglierò, mi sembrava che fosse sul punto di piangere.
Grazie Cesare, è stato davvero bellissimo.