“Di loro posso dire solamente che mi hanno tolto il gusto di essere incazzato personalmente”: straordinario passaggio di un’altrettanto straordinaria canzone, “Io se fossi Dio”. Giorgio Gaber lo scriveva e lo cantava nel 1978 raccontando dei brigatisti rossi; molto più modestamente lo dico e lo scrivo a proposito di quello che è successo giovedì sera. Sì, a me “hanno tolto il gusto di essere incazzato personalmente (da punto di vista sportivo, è ovvio)” con la Juventus. Perchè di fronte alle scente di ordinaria imbecillità che si ripetono continuamente ti cascano davvero le braccia. Però provo lo stesso a ragionare e sempre parafrasando Gaber mi dico che non è possibile che “i tifosi siano arrivati diritti alla follia”. No, qui c’è dell’altro. Troppo facile catalogare i fomentatori degli scontri come minus habens, qui è vero il contrario: le teste rasate il cervello ce l’hanno e lo usano, ma non sono tifosi. Cosa sono? Agitatori di professione, dei veri e propri agit-prop, che vanno a pescare nelle torbide acque della curva tra il malcontento di gente che dalla vita ha poco. In questo modo regalano al frustrato il sogno del famoso quarto d’ora di celebrità, così si diventa anche se in incognito protagonisti delle copertine dei giornali e dei processi biscardiani. Possibile far casino con la Fiorentina in vantaggio e in una gara di Coppa Italia? A chi giova tutto questo? Proviamo a rifletterci per mezza giornata, prima di buttarci di nuovo sulla grande sfida di domani.