Scrivo queste poche righe dopo aver dormito pochissimo causa raffreddore/eccitazione, perché una serata così resta davvero nella storia.
Valentina è ancora in camera ed io sono qui da solo, in una specie di salone delle feste di un albergone stile anni cinquanta di Liverpool a ripensare a cosa è diventata questa squadra.
Sotto molti aspetti l’impresa di ieri vale più di Wembley, dove di più importante c’era solo il risultato, che non è poco, ma non è tutto.
Per esempio esiste pure il gioco, e mentre dieci anni fa ci dominarono, e oltre all’immenso Batistuta andrebbe santificato pure Toldo, stavolta li abbiamo affrontati alla pari e con molte riserve.
Ma abbiamo cercato di vincere lo stesso, pur sapendo che nessuno avrebbe avuto niente da ridire pure in caso di pareggio.
Hanno fatto tutti il massimo e chi faticava molto come Jorgensen ha tirato fuori l’acuto giusto al momento giusto; bene anche Natali, che ha riscattato l’errore di Parma.
Però ragazzi è giusto rende omaggio a Gilardino, che segna ovunque e fa pure gli assist: facciamolo innamorare sempre più di Firenze per non farlo scappare via, perché qui non siamo troppo lontani da Bati.