Ho sbagliato.
Sì, ho sbagliato.
Ma non ad arrabbiarmi con chi ha insulsamente definito rabbino l’essere avaro (un modo di dire toscano? Ma da dove arriva una simile idiozia?).
Ho sbagliato a non arrabbiarmi prima, a non essere più duro in altri momenti.
Per esempio con chi usa con molta disinvoltura questa definizione odiosa di “checche isteriche”, che rimanda a periodi oscurantisti.
Chiaro che la storia del rabbino mi ha toccato sul vivo perché già molte volte, per non creare polemiche fini a se stesse, mi è toccato abbozzare e far finta di niente quando ho sentito, anche da persone che stimo, tirare fuori questa offensiva banalità.
La storia poi che tale espressione sia simile all’editto bulgaro non so se sia più comica o stupida.
Secondo qualcuno un bulgaro si dovrebbe offendere se gli viene ricordato come il suo Paese sia stato per decenni prigioniero di una feroce dittatura.
Ma gli ebrei non sono una Nazione, Israele è una Nazione, con tutti i suoi i pregi e i suoi difetti.
Gli ebrei sono uomini e donne che credono a certi valori religiosi e le generalizzazioni sono il primo passo verso la discriminazione.
Esattamente come chi accomuna gli omosessuali ad una associazione di persone in preda perenne degli isterismi più deleteri (checche isteriche, appunto).
Oppure chi è convinto che tutti quelli dell’est Europa ti freghino sempre il portafoglio.
Io, che sono ebreo per puro caso (cioè perché erano ebrei i miei genitori e non per convinzione religiosa), butto spesso via i soldi e davvero non sopporto chi sta a lesinare, non avendone bisogno, l’euro in più o in meno.
Il primo passo per l’emarginazione delle persone è etichettarle, magari inconsciamente, il secondo è isolarle, il terzo è perseguirle.
E se volete trovare degli esempi, basta che andiate a leggere un qualsiasi manuale di storia.