Per tre estati ho vissuto la mia estate molto vicino alla stazione di Viareggio, città amatissima dai fiorentini e non solo.
So dunque riconoscere ogni metro di quanto mostrato oggi in televisione e ho pensato a quei luoghi pieni di vita travolti dal dolore e dalla morte.
Ho ancora una volta relativizzato la pochezza delle nostre battaglie quotidiane per cose, che oggi sembrano davvero di poco conto.
Posso immaginare tutto, ma non la morte dei bambini o la loro sofferenza da grandi ustionati, questo no, è un atto contronatura.
Sono in mezzo al mare magno della retorica, me ne rendo conto, ma è così.
Per tornare alle cose più terra terra c’è una cosa che non ho capito.
Pur partendo dal presupposto che i viareggini sono accecati dal dolore e hanno il dirtto di esternarlo come meglio credono, vista da fuori, dove è molto più facile parlare, non ho capito il perché della chiassosa contestazione a Berlusconi.
Che colpa aveva del disastro?
E ancora: non ha forse dato un segno importante arrivando subito il pomeriggio e promettendo un sostegno concreto a chi ha perso tutto?
Sono questi i casi in cui il fatto che sia Presidente del Consiglio dovrebbe venire prima di ogni altro giudizio.
Viareggio, sempre vista da fuori, ha bisogno di solidarietà, di aiuti, di capire il perché di una tragedia, non di speculazioni politiche.