Parto dall’autocritica: non ci ho creduto abbastanza e non ci ho lavorato nel modo che sarebbe stato giusto, perché credevo che fosse un’impresa al limite dell’impossibile trovare qualcuno che volesse comprare la Fiorentina e non fosse un avventuriero.

Devo dire che quello che sta succedendo al Milan e alla Roma, oltre alle mancate e più volte annunciate cessioni di Sampdoria e Genoa, rafforza la mia idea di oltre un anno fa, però se non mi fossi fatto troppo assorbire dallo “spirito del tempo” avrei reso un miglior servizio a chi ci segue con fiducia.

Vogliamo ammetterlo con un francesismo: abbiamo avuto culo. Sì, siamo stati fortunati ad aver intercettato Rocco Commisso, sconosciuto (in Italia) miliardario americano poco considerato dalle parti di Milano sponda rossonera e letteralmente sommerso dall’amore di un popolo viola da troppo tempo in astinenza di emozioni.

Rocco ci ha cambiato dentro, scartavetrando rapidamente la patina di apatia che troppi anni di autofinanziamento e isolamento si era depositata nel cuore della maggioranza del tifo. moderato.

L’ho accomunato sin dal primo momento in cui l’ho conosciuto per empatia ed entusiasmo a Mario Cecchi Gori, che comprò la Fiorentina più o meno alla sua età, con la non trascurabile differenza che uno era nato fiorentino e innamorato perso dei colori viola e l’altro invece in Calabria con passioni calcistiche ora completamente dimenticate.

Un anno fa, al suo arrivo a Firenze, è andato in scena uno straordinario corto circuito emotivo inimmaginabile e per questo ancora più bello che è poi la molla per cercare di tornare a stare dove meritiamo di stare.