Sarebbe bellissimo avere i tre più grandi degli ultimi cinquant’anni tutti in società, in una Hall of Fame permanente che brilli di luce propria. Viola, naturalmente.

Antognoni, Baggio e Batistuta: ognuno li metta nell’ordine che preferisce, ma certamente sono stati loro ad illuminare i nostri pomeriggi e le nostre serate, a renderci orgogliosi di tifare per quella maglia.

Ve li immaginate tutti e tre al Franchi, in tribuna d’onore accanto a Commisso e Barone, quasi ad indicare dall’Olimpo del calcio la strada ai loro successori in campo?

Sarebbe bellissimo, ma estremamente complicato.

Perché al di là delle suggestioni emotive il calcio non si gioca solo sul rettangolo verde, ma molto anche nelle stanze societarie, nelle tribune dove si scoprono nuovi talenti, nella comunicazione, nei rapporti con i tifosi.

Ok, riportiamo alla base i grandissimi, ma poi quali saranno i loro compiti? Avranno potere decisionale o saranno solo l’icona di loro stessi?

Perché non è affatto detto che un campione diventi un dirigente, un direttore sportivo o un allenatore all’altezza della precedente fama.

E comunque mi pare giusto che nel misurare i meriti di ognuno sia dato un peso alla storia, e allora qui davvero Antognoni vince con distacco enorme su tutti e infatti si sta già muovendo operativamente.

Se poi, con reciproca soddisfazione, si troverà la giusta collocazione anche per Batistuta o per altri grandi ex del passato, quello sarà un altro tassello importante di una storia ancora tutta da scrivere