L’unica cosa che accomuna Daniele Pradè e Pantaleo Corvino è l’amore per Firenze, declinato in modo diverso vista la notevole differenza caratteriale dei due direttori sportivi che hanno monopolizzato gli ultimi quindici anni viola.

Con Pradé ci siamo sentiti più volte nei tre anni di assenza: mai una polemica con chi l’aveva sostituito, solo una grande nostalgia per quella che considera una delle sue due città del cuore (l’altra è ovviamente Roma, dove è nato e dove ha cominciato).

Un vero signore nei modi di fare, un dirigente a cui piace il gruppo, un direttore sportivo che come tutti ha commesso sbagli, non avendo però alcun problema nell’ammissione.

Che tutto questo basti per costruire una nuova grande Fiorentina non lo so e potremmo fare l’elenco delle cose buone e meno buone viste durante i suoi primi quattro anni, partendo da Borja Valero per finire a Benalouane, ormai uomo simbolo dell’inizio del declino.

Certamente, almeno dal mio personale punto di vista, il suo ritorno a Firenze è stata una grossa e piacevole sorpresa.