Ieri sera ci hanno assestato un triplo cazzotto che fa male, anche se il declassamento dell’Italia era fortemente annunciato, ma non in questi termini.
La risposta da Palazzo Chigi è stata quasi di ostentata indifferenza, mentre Tremonti, su cui avevo riposto pare inutilmente speranze per il futuro di questa maggioranza, sembrava mio figlio Cosimo quando dice qualcosa che non deve dire e trenta secondi dopo un po’ contrito afferma: ma scherzavo!
“Non siamo preoccupati e stiamo lavorando per uscire da questa situazione”, ha fatto sapere il nostro Presidente del Consiglio, dopo un’estate di smentite di crisi e almeno cinque manovre fatte, stracciate e rifatte.
Ecco, io sono angosciato proprio da questo: stanno lavorando per noi…

Calmiamoci ragazzi con le critiche al Tanque.
Non è così scarso come si vorrebbe far credere e in un impeto di ironico ottimismo si può pensare che rispetto al passato abbaimo fatto un bel passo in avanti.
Perché mica vorremmo paragonare El Tanque agli improponibili vice Gilardino che ci hanno propinato negli ultimi due anni e mezzo: Bonazzoli, l’inarrivabile Castillo, Keirrison, direi pure Babacar, soprattutto se continua a buttarsi via così.
Ci vorrebbe una scintilla, un gol a sbloccarlo di testa: l’impressione infatti è che senta addosso una pressione perfino eccessiva, perché nessuno qui gli chiede la luna e anche la storia che avrebbe già fallito altre volte in Europa regge fino ad un certo punto.
Sa come si segna, è abbastanza cattivo per non farsi impressionare dai difensori italiani e comunque è l’unica alternativa che abbiamo in attacco e a Cesena e contro il Catania deve giocare lui.

Il pareggio sarebbe stato senz’altro il risultato più giusto, ciò non toglie che alcune considerazioni siano amare.
Eravamo più stanchi della Lazio che aveva giocato giovedì sera, così come era accaduto ad Udine nella stessa situazione di vantaggio atletico.
Sbagliato, a posteriori, rinunciare a Cassani per puntare sull’orgoglio del disastroso De Silvestri.
Inconcepibile, e questo lo avevo detto e scritto più volte, rinunciare al centravanti, pensando che Jovetic possa funzionare da punta centrale.
Io, al contrario di quasi tutti, la grande prestazione di Stevan a Napoli proprio non l’avevo vista e comunque abbiamo giocato in pratica senza attaccanti puri fino a quando non è entrato El Tanque, che ancora fatica ad adattarsi.
Poi c’è il problema Vargas: è atleticamente impresentabile e qui la Fiorentina dovrebbe farsi sentire, specialmente ora che se ne riparte per il perù.
Resta una prestazione non così brutta come potrebbe far pensare la sconfitta, perché il cuore è stato messo e Cerci è davvero un valore aggiunto.
Non eravamo (ahimé) dei fenomeni dopo Napoli, non siamo da buttare adesso.

E’ in arrivo sul binario due il nuovo tormentone viola: Stevan Jovetic.
Ora si comincia col procuratore, che non sa, che vuole vedere, che aspetta la Fiorentina.
Poi toccherà a Jovetic dire che è ancora troppo presto, che lui ama Firenze e tutti noi, ma che insomma di queste cose meno se ne parla e meglio è.
Nella speranza che non vengano commessi errori di comunicazione come nel deprecabile affaire Montolivo (“ci sono 100mila euro di differenza”, “non credo al progetto e ADV non si vede abbastanza a Firenze”), suggerirei rapide trattative a fari spenti per una veloce conclusione di una vicenda che se non è maneggiata con cura rischia di diventare espolosiva.
Buon senso, determinazione, un pizzico di riconoscenza e affetto verso la maglia viola e molti, molti soldi: sono questi gli ingredienti per fare tutto bene oggi ed evitare di arrabbiarci domani.

Piccola battaglia vinta: non esistono più pseudotifosi, almeno nelle parole di Sandro Mencucci che intervenendo ieri sera nel Pentasport a mia precisa domanda ha risposto che “i non tesserati sono uguali agli altri” e che “stiamo studiando delle formule per rendere meno costoso il loro ingresso allo stadio e la possibilità di andare in trasferta”.
Non è che io sia Madre Teresa di Calcutta, non porgo mai l’altra guancia e per dirla tutta mi giravano parecchio le scatole quando giusto un anno fa prendevo dal parterre i vaffa, o del gobbo di m…., a causa delle mie posizioni mai rinnegate sui cori dell’Hysel.
Fra gli appartenenti al grande circo radio-televisivo-internettiano c’era chi godeva e chi rosicava, perché ignorato da sempre avrebbe gradito un minimo di attenzione e visibilità, anche se in quei termini…
A me invece scocciava, però non ho mai sbracato, cercando di tenere acceso il cervello e confortato in questo da un paio di persone che non nomino e che mi hanno aiutato a passare qualche momento difficile.
Ma non ho mai pensato neanche per un momento che quei 300 che mi insultavano fossero tifosi di serie B.
Ho sempre invece immaginato che nei confronti della Fiorentina avessero una passione sconfinata, magari non sempre indirizzata nel modo giusto, almeno secondo il mio modo di vedere le cose.
E quindi adesso sono contento di vedere come tutto sia tornato alla normalità (manca appunto solo la possibilità per i non tesserati di andare in trasferta) e come la Fiesole (che non ho mai frequentato e di cui non mi sono mai interessato, al contrario di quanto pensa da anni uno abbastanza conosciuto e ossessionato dalla perdita di popolarità, che da quindici mesi ho cancellato e che continua a parlare di me come “ebreo di merda” ) sia unita nell’unico obiettivo di incitare la Fiorentina.

Walter Mazzarri ha una simpatia inversamente proporzionale alla sua bravura.
Quando invece giocava da ragazzino nella Fiorentina, ravviandosi spesso i capelli e pensando di essere Antognoni con sette anni di meno era solo piuttosto presuntuoso.
Da allenatore è diventato talmente antipatico, ma ripeto bravissimo, da indurre molti nella tentazione di tifare contro una squadra come il Napoli, che invece ha sempre riscosso una certa benevolenza da parte del popolo viola, non fosse altro che per l’identica propensione alla sofferenza dei propri tifosi.
E così credo che qualcuno ieri sera abbia gufato contro i partenopei solo per vedere l’effetto che provocava un’eventuale sconfitta a Mazzarri, mentre invece a noi conviene moltissimo che le squadre italiane vadano il più avanti possibile nelle Coppe.
Non solo per l’ormai famoso racking Uefa, ma anche per le sorprese che un campionato senza padroni veri può offrire.
Quindi forza Lazio in Europa League: impegnatevi, date tutto in Europa, che poi magari in Italia avanza qualcosa di importante.

Grazie a tutti per gli auguri, ormai è diventato un piacevolissimo rito quello del 27 settembre sul nostro blog.
Avere un bambino di 4 anni aiuta a non riflettere troppo sul tempo che passa portandosi via molte cose, ma lasciandoti una consapevolezza che vent’anni fa neanche mi sognavo di avere.
Approfitto del momento per segnalare che in attesa del mio personale default a maggio per il quarto posto viola (speriamo!), venerdì 14 ottobre andiamo a cena ai Centocanti in via Gioberti a Firenze, direi verso le 20.30.
Fatemi sapere chi viene, parteciperà il professor Pestuggia e forse perfino il Pontefice Massimo Mario Ciuffi.
Un abbraccio sincero a tutti.

P.S. Ho fatto un blitz e forse riesco ad accontentare tutti: in attesa delle 40 cene da offrire a maggio, a tutti regalerò una delle mitiche magliette viola del Pentasport con l’inno della Fiorentina sul retro, misura unica medium, tranne una large per Immonda, grazie ancora per l’affetto.

Leggetevi la bellissima intervista di Andrea Di Caro a Cognigni sul Corriere Fiorentino e poi ditemi se non avevo ragione ad affermare e scrivere più volte che sulla questione Montolivo non c’erano speranze.
Secondo il presidente viola, Montolivo ha sempre pensato di liberarsi a parametro zero per andare in un grande club che non spendesse nulla per il suo cartellino e molto per il suo ingaggio.
Ha rifiutato la Roma, che avrebbe dato (non so come e perché, ma questo è un altro discorso) dieci milioni alla Fiorentina, più bonus, per portare i giocatore via con un anno di anticipo.
Se tutto questo è vero, il cinismo di Montolivo è talmente grande da non arrabbiarsi neanche troppo e comunque tutta la vicenda è davvero molto, ma molto triste.

Una prova di maturità, con Mihajlovic che supera Mazzarri e due punti lasciati a Napoli, anche se il rigore per loro ci stava (ma anche, prima, la doppia ammonizione di Inler).
Avevo detto e scritto: aspettiamo le prime quattro partite per giudicare, la rosa è buona, ma c’è l’incognita dell’allenatore.
Incognita risolta, mi pare e non c’è nessuno più contento di me, che pure avrei cambiato volentieri Sinisa con Rossi.
Si è vista una squadra con un’anima, con un gioco, con una capacità di difendere in fondo non sorprendente ove si consideri che era lui a curare la parte difensiva dell’Inter di Mancini.
E si è rivisto finalmente Montolivo, uscito dalle tenebre del disagio personale e autore di una prestazione maiuscola, uno dei pochissimi a non calare nel momento di sbandamento viola.
Bene pure Munari, assolutamente divertente Cerci, bravissimi Behrami e Natali.
Ora che abbiamo fatto pace con la Fiorentina (o avete, alcuni di voi, perché io ero già pacificato da fine agosto), possiamo prenderci delle belle soddisfazioni.

La serietà e la convenienza: è giusto o no mettere Cerci in panchina dopo l’intasamento della vena dovuto a giusta sostituzione di Mihajlovic?
Sarei per la linea del rigore, se non mi ricordassi che quasi un anno fa abbiamo fatto finta di niente di fronte alle esibizioni pugilistiche di Mutu che però, si dirà, sono avvenute lontano dal rettangolo verse (ma alle 5 del mattino…)
All’epoca dissi che nonostante la simpatia e la conoscenza personale con Adrian mi sembrava giusto uno stop di un paio di turni e passai come un bacchettone moralista.
Vediamo ora che cosa succede, e anche se Cerci ci farebbe un gran comodo al San Paolo non avrei nulla da obiettare se la società decidesse per il pugno di ferro.
P.S. Non ci siamo capiti: in teoria sarei sempre per il rigore, ma proprio partendo dal precedente di Mutu, per me più grave…

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