Dunque Forza Italia ha bloccato l’iter parlamentare che avrebbe portato ad una vendita collettiva dei diritti televisivi.
Bene che vada se ne discuterà nella prossima legislatura, quindi siamo al nulla di fatto, anche se sfugge quando sarebbe partita eventualmente la nuova legge, visto che ci sono dei contratti firmati fino al 2009 e nessuna norma può aver valore retroattivo.
Siamo chiaramente prigionieri del pastrocchio politico combinato sì dal governo D’Alema nel 1999, ma avallato per convenienza e paura da quasi tutte le forze politiche e calcistiche.
Questa era una bella occasione per provare a uscire dai recinti ideologici e fare qualcosa di vagamente utile per tutti.
Si sarebbe annullato il vergognoso divario tra le tre grandi e le altre, avremmo assisitito ad un campionato più equilibrato e quindi alla fine più vendibile televisivamente.
Invece niente, Forza Italia ha bloccato tutto.
Nessuno però per favore parli più di conflitto di interessi.
Qui non c’è proprio nessun conflitto, restano solo gli interessi…

P.S.
Da Repubblica
ROMA – Diego Della Valle, la sua riforma per un calcio che suddivida più equamente le risorse, non è passata: Forza Italia ha bloccato i diritti tv collettivi.
“E’ vergognoso far pesare la politica contro gli interessi della gente e a favore di certe aziende”.
Parla di Berlusconi.
“Certo che parlo di lui, tutte le forze politiche avevano dato il via libera, guarda caso dice no un dipendente di Berlusconi (il deputato Vito ndr.) che porta a casa gli interessi del padrone. E’ inaccettabile sentire il Presidente del Consiglio dire che non ne sapeva nulla: io stesso mercoledì mattina lo avevo fatto avvertire di quanto stava accadendo. Per cui è un bugiardo”.
Continueremo dunque a vedere super contratti per i grandi club e briciole, come si dice, agli altri.
“Come cittadino non lo accetto e come presidente lo trovo vergognoso. Non ammetto che si tolga competitività ai club più piccoli che restano dipendenti di quelli più importanti. L’obiettivo di questa operazione, di opposizione ai diritti tv collettivi, è controllare il calcio e far spendere meno denaro alle tv. Prima con Sky e in futuro con chi avrà le esclusive. Ma tutti hanno diritto alla loro dignità, non si devono impaurire i presidenti delle squadre. E se non riequilibreremo gli introiti tv fra tutti i club, non potremo nemmeno ridare dignità al calcio italiano”.
Insomma un patto tv-grandi club.
“Pensano di fare come vogliono, per un eccesso di senso del potere supportato da chi dovrà pagare i diritti: e noi, tutti insieme, non dobbiamo permetterlo”.
Cosa si propone di fare?
“Con i diritti collettivi stabiliamo una precisa tabella di parametri, un sistema di regole, così ogni club saprà in anticipo quanto guadagnerà rispetto a quello che incassa di più. Questo toglierà la possibilità ai “furbetti” di fare ciò che vogliono: in un paese democratico non deve succedere. Io penso che i grandi club debbano essere rispettati, ma devono esserlo anche gli altri. E tutti insieme possiamo riuscirci: le tv senza il calcio non fanno nulla”.
Quindi lei considera Berlusconi direttamente responsabile di questa situazione.
“Vedere un uomo politico che utilizza la sua forza per portare vantaggi alle sue aziende è una cosa vergognosa. Lo dico senza problemi: si deve vergognare”.
Lei vuol scardinare un sistema calcio ormai consolidato nei secoli…
“Io penso che un ragazzino che tifa Lecce o Treviso, non parlo del mio club, debba avere la speranza che un giorno la sua squadra potrà fare qualcosa. Se gli uccidiamo la speranza, abbiamo ucciso anche il calcio. Non accetto un calcio in cui ci sono tre club e il resto non conta nulla. I grandi club facciano i risultati con i soldi dei rispettivi presidenti, non con i soldi degli altri. Facciano come i presidenti di una volta”.
Veramente Berlusconi i soldi per il Milan li tira fuori, eccome.
“Se non bastano, ne tiri fuori altri”.
Un calcio retto dalle regole di Juve, Milan, Inter.
“Se loro si fossero unite a questa battaglia già anni fa, avremmo ottenuto tutti risultati più convincenti e fatto pagare più denaro alle tv. Dico la verità: non so nemmeno quanti soldi arriverebbero alla Fiorentina dalla sua quota di diritti collettivi, può darsi pure che non ci convenga. Ma è il principio da stabilire. Io ho molte imprese e aziende, non mi è mai capitato di non poter fare un budget. Mentre loro possono farlo a tre anni”.
Lei vuole una rivoluzione.
“No, noi vogliamo fare questo in maniera civile. Adesso le grandi società prendono quello che vogliono e le altre devono accettare ciò che dicono loro: quando facemmo il contratto per la Fiorentina mi dissero che non c’erano parametri di riferimento”.
Una semplice tabella di parametri.
“Semplicissima. Se la Juve è 100 io voglio sapere quanto vale la Fiorentina, o il Lecce o il Treviso. Le tv non la vogliono perché ai grandi dovrebbero dare quei soldi e in proporzione agli altri. Un giorno dissi pure a dirigenti di Juve e Milan: fateli voi i parametri. Li aspetto ancora”.
Così si fa in Inghilterra.
“Certo, i nostri grandi club dicono che loro devono confrontarsi con i grandi club europei, che però quasi sempre adottano questo sistema. In Francia le tv pagano molto di più, perché non deve essere così anche da noi? Ecco perché dico: i proprietari delle nostri maggiori società mettano le mani nelle tasche, non tocchino i soldi degli altri”.
Obbiettivi?
“Penso che quella legge possiamo ancora cambiarla. Con un sistema nuovo otterremo un campionato più competitivo, con più gente negli stadi, con giocatori migliori e con club più sani”.
Conta ancora sulla politica?
“So che tra i parlamentari c’è molto malumore. Casini aveva considerato la cosa: An, i Ds, la Margherita, l’Udeur, tutti, tutti i partiti erano d’accordo su una legge di principio. La cosa è successa quando si è andati a toccare gli interessi del padrone di Forza Italia”.
Conflitto di interessi?
“Il ritorno ai diritti collettivi non fa comodo a Mediaset: vogliono lavorare con lo sconto, pensano che l’Italia sia un grande supermarket e prendono dagli scaffali ciò che gli fa comodo. E io non voglio che ci sia uno che fa il fenomeno con le forze degli altri, lo faccia con le forze sue”.
Però lo scorso anno non riusciste a non far rieleggere Galliani, uomo chiave nella catena presidente del Consiglio- Milan- Lega Calcio-tv…
“Con lui niente di personale. E comunque dopo quella battaglia in Lega ora c’è un’opposizione, ci sono dei sentimenti comuni a tanti. In ogni caso mi sembra più grave, per il momento, che il presidente del Consiglio schieri il suo partito contro delle cose sacrosante, che tutti volevano: gli italiani devono saperlo. Anche se a lui dell’opinione degli italiani evidentemente non importa nulla. E lo ripeto, ha detto che non sapeva, ma io lo avevo fatto avvisare: è un bugiardo”.

STREPITOSO!