Sto finendo la dotazione dei guanti, che una cinquantina di giorni fa mi pareva perfino esagerata, e ho avuto un moto di insofferenza al pensiero della coda che dovrò fare davanti al mesticatore.

Come spesso accade, sono i particolari che fanno la differenza e danno il termometro della situazione: sono chiaramente provato dai due mesi di vita diversa e va ancora una volta precisato che rientro nella categoria dei fortunati, perché lavoro dodici ore al giorno e mi nuovo.

Quello che fino all’inizio di marzo ci sembrava scontato, i nostri piccoli combattimenti, l’egoismo “sdrucciolo che abbiamo tutti quanti”, adesso sembrano situazioni lontane, ma fatichiamo ad abituarci mentalmente al cambiamento.

Ho preso il caffè al bar, però fuori, nel bicchierino di plastica, che non sopporto, sperando nella strizzata d’occhio di chi stava dietro al banco che non è arrivata e che mi avrebbe ammesso alla vecchia tazzina e al bancone.

Giusto così, anzi giustissimo, però il riflesso condizionato c’è stato e continuerà ancora, intanto vado a prendere i guanti.