Beppe Virgili non sembrava assolutamente un ex giocatore, meno che mai un signore che aveva vinto uno scudetto a Firenze e che con la maglia della Nazionale aveva segnato al Brasile.
Farlo parlare in radio era stata un’impresa perché non gli piaceva affatto raccontarsi, ma una volta rotto il muro della timidenza (e della diffidenza) diventava irresistibile.
Grazie a suo figlio Aurelio ero riuscito ad entrare nelle sue simpatie e bisognava vederlo in famiglia per capire il valore dell’uomo.
D’altra parte, non si tirano su in quel modo quattro figli se non si hanno dentro certi valori e certe convinzioni.
Colpevolmente non sapevo che stesse così male ed era tra i più giovani di “quella” Fiorentina, certamente mi e ci mancherà moltissimo.