Mi hanno riferito che Alessio Cerci conserva tutto ciò che scrivo di lui, convinto che io abbia un pregiudizio nei suoi confronti.
Si sbaglia: nel passato mi sono arrabbiato forse troppo (e ho fatto pubblica ammenda) perché per lunghi tratti è stato un uomo in meno della Fiorentina invece che un valore aggiunto, come è invece nelle sue possibilità, ma per me è un giocatore della Fiorentina uguale agli altri.
Al termine del suo secondo anno in viola, e proprio subito dopo la più grande sciocchezza commessa in carriera, sta avvenendo un fatto paradossale, qualcosa che solo Firenze ed il calcio possono offrire.
Mi sbaglierò, ma il popolo viola sta cominciando ad affezionarsi a Cerci per via del seguente ragionamento: “d’accordo, è matto come un cavallo, ma è un matto buono, che ci fa divertire e se è in giornata vale quasi come Jovetic”.
A questa sensazione che avverto nell’aria aggiungerei un dato di fatto: Cerci è un calciatore meteopatico, che va a mille con il caldo, basta vedere come viaggia a settembre, aprile e maggio.
Si vede che con le giornate corte e fredde si intristisce, un po’ come succede a tutti noi che però, ammettiamolo, siamo avvantaggiati rispetto a lui.
Perché non dobbiamo scattare sulla fascia e neanche mandare a memoria i movimenti e gli schemi di Delio Rossi.