Ho letto i bellissimi articoli di Bocci e Poesio sul Corriere Fiorentino, l’intervista a Kalinic, e mi sembrava di respirare aria purissima.

A me questo ragazzo di 29 anni, perché nella vita a 29 anni oggi si è poco più che ragazzi, nella sua disarmante normalità pare un alieno.

Mi ha ricordato Francesco Toldo, che alle 8 di mattina si presentava in banca per fare un’operazione e che da terzo portiere della Nazionale passava il lunedì a Padova a dare una mano nella tabaccheria di famiglia.

Solo che qui c’è il dio denaro a far sembrare tutto incredibile e sarà pur vero che magari a giugno se ne andrà per guadagnare il quadruplo, ma intanto lui in questi mesi si mette in tutti i sensi a rischio e poi l’eventuale quadruplo è sempre meno della metà di quanto avrebbe preso ora dai cinesi.

I soldi non sono tutto nella vita, l’ho sempre pensato e ho coerentemente seguito questo concetto per quaranta anni, per questo sono fortemente intrigato da Kalinic, uno che se non ci fosse andrebbe inventato.

Un po’ come Totti, che ancora una volta ha dimostrato di avere un cuore dietro al portafoglio devolvendo in beneficienza il compenso di Sanremo