Io sono fuori categoria, perché mi innervosisco al terzo minuto di ritardo nell’appuntamento per le trasferte e al quinto sbotto con Valentina, nei suoi rientri casalinghi alle ore rigidamente concordate.
E’ che considero la puntualità una questione di maleducazione e quando mi è capitato (perché è capitato anche a me) di non arrivare all’ora stabilit, vivo la situazione con un insopprimibile senso di colpa, chiunque sia la persona che mi sta aspettando.
Ecco perché sono inevitabilmente irritato quando leggo degli altrettanto inevitabili (per qualcuno è davvero una pessima abitudine) ritardi collezionati dagli stranieri viola nel loro ritorno a Firenze.
Ma come?
Hai già dieci giorni abbondanti di ferie, sai benissimo del caos europeo e mondiale di questi giorni di festa funestati dal brutto tempo e non fai nulla?
Ma prendi le adeguate contromisure e punta ad essere in città un giorno prima, così vai sul sicuro.
E invece no, via così dando la colpa al destino cinico e baro che si materializza nei disagi aerei, saltando il primo allenamento post sosta.
Poi magari ha ragione Rialti, fedele lettore di questo blog, quando dice che sto diventando un po’ troppo moralista…