Quasi sei mesi fa andava in scena la vergogna dell’Olimpico, la finale di Coppa Italia più triste della storia.
In tutto questo tempo si è parlato molto e fatto niente: domani in uno scenario da potenziale far west si gioca Napoli-Roma, tra nove giorni c’è un’altra volta Fiorentina-Napoli e siamo tutti lì a sperare che non accada niente, come se non dipendesse da noi.
Nel mio piccolo avevo provato in estate a promuovere un’iniziativa congiunta con la radio di Napoli per stemperare gli animi, perché la partita di domenica 9 novembre fosse un’occasione per abbattere steccati, rimuovere stereotipi, far capire che alla fine vinciamo noi che abbiamo il calcio e lo sport pulito e non i bastardi violenti che fomentano scontri.
Ho fatto un buco nell’acqua, in pratica non ho mai avuto una risposta vera “perché dobbiamo sentire la società”, “poi ti faccio sapere” e così alla fine ho lasciato perdere anch’io.
E ora eccoci qui, nudi al traguardo, con due partite che fanno paura e in cui purtroppo non si penserà a Totti, Higuain o Borja Valero, ma solo agli eventuali disordini: che tristezza.