A conferma che nel calcio moderno (con la sola eccezione di Maradona) la testa conta almeno quanto le gambe, Antonio Cassano sta più o meno tranquillamente fallendo a Madrid.
Fuori squadra con Capello, adesso non gli rimane che andare da Fascetti, che però ha smesso di allenare.
Lo avevo scritto sul blog poco meno di un anno fa: Cassano è un mezzo bluff, non per le doti tecniche, ma per l’ingestibilità dell’uomo, fuori dalle righe fin da quando aveva diciotto anni.
E basta anche con la retorica del ragazzo cresciuto per strada, fra i vicoli di Bari vecchia, dove ieri hanno ammazzato un diciottenne dal cognome scomodo.
Ok, ha avuto un ‘infanzia disastrosa, ma poi la vita gli ha regalato una chance unica e lui da sei stagioni la sta sprecando settimana dopo settimana.
Cassano ha tre anni in più di Montolivo, tanto per dire, e definirlo giovane nel calcio di oggi mi pare almeno un eufemismo.
Ora qualcuno, scambiando evidentemente Prandelli per una specie di santone capace di miracolare i casi più disperati, si diverte ad accostare Cassano alla Fiorentina nel prossimo mercato di gennaio.
Sono follie allo stato puro, che naturalmente non sono mai passate nemmeno per l’anticamera del cervello di Corvino e Prandelli.
Lasciamo Cassano dov’è; o mandiamolo magari all’Inter, a mettere il dito nel cappuccino di Figo (lo aveva già fatto, divertendosi molto, con Batistuta alla Roma) e vediamo se qualcuno lo prende finalmente, e non solo metaforicamente, a calci nel sedere.