Complimenti ai tifosi della Juve per il blocco all’imbecille di turno, quello che non manca mai a nessuna tifoseria e che a Torino dovrebbe pure aver preso un paio di salutari schiaffi.
Poi c’è la storia delle magliette, che francamente si fatica a capire.
O meglio, se è più che comprensibile non esibire scritte che parlano di odio, sia pure sportivo, mi pare sinceramente eccessivo vessare chi indossa la fruit con sopra recitato “Grazie a Dio non sono gobbo”.
Evidentemente è il prezzo da pagare alla miopia del decennio precedente, alle connivenze tra i dirigenti e capi ultras, al silenzio assenso davanti alle settimanali micro-violenze registrate per anni ad ogni partita (anche a Firenze).
E va bene, accettiamo pure questa.
A patto che i teppisti restino davvero a casa, che la prevenzione funzioni e che ci sia finalmente la certezza della pena per chi va allo stadio solo per delinquere.