E’ stato più forte di me, ma proprio non ce la faccio perchè si ha un bel dire che nell’82 lo scudetto era nostro e che…meglio secondi che ladri, però alla fine il campionato l’ha vinto “lei” e noi a leccarci le ferite.

Il mio scudetto, certo in tono minore rispetto a quello che potrebbe succedere se fosse colorato di viola (quello del 1969 lo ricordo pochissimo), è datato 1976: in tre partite il Toro riprese la Juve e la sorpassò, rimandendo in testa fino all’ultima giornata.

Una gioia irrefrenabile, vissuta con l’irruenza dei (quasi) sedici anni, un’età particolarmente complessa in cui il calcio è molto, ma molto importante.

Ecco perchè ieri sera mi sono scatentato quando al telefono ho avuto la possibilità di parlare con Claudio Sala, detto banana per irriferibili motivi (cit. Pecci), che di quella magnifica squadra era il capitano, oltre che dal sottoscritto il giocatore più ammirato.

Un’ala destra meravigliosa, capace di scartare tre volte lo stesso giocatore in cinque metri e il pallone non glielo toglievi mai, poi arrivava il cross per Graziani e Pulici, ma non sapevi quando, decideva lui il momento di liberarsi dell’amato bene.

Se penso al ragazzo che ero, mi emoziono e davvero non mi sembra vero di aver parlato con lui e di aver passato molti momenti insieme a Graziani e Pecci: che grande fortuna lavorare in radio!