Proviamo ad andare oltre i nomi per disegnare la Fiorentina, non facciamoci ammaliare dalle magie del passato e qui faccio un esempio personale.
Io stravedo per Baggio, per una serie di motivi che adesso è inutile ricordare: quando vedo i suoi filmati, mi fermo incantato, anche se di quei gol e di quelle magie ormai so tutto.
Se però mi proponessero Robertino come allenatore, io avrei delle perplessità perché quel mestiere lui non l’ha mai fatto e, secondo me, non ha neppure la voglia e la pazienza per farlo.
Qual è la triade ideale dei tifosi?
Antognoni direttore generale, Rui Costa direttore sportivo e Batistuta (o appunto Baggio) in panchina.
Se giocassero ancora, sarei capace di digiunare un paio di giorni (sacrificio per me immenso) pur di vederli in campo, ma qui si tratta di altri ruoli e di altre mansioni.
Rui Costa è una persona di intelligenza superiore, ma del calcio italiano, dei suoi maneggi, dei suoi giocatori, non sa quasi niente da almeno sei anni: come farebbe a svolgere un lavoro così delicato?
E Antognoni negli anni di Cecchi Gori non si è mai occupato minimamente di questioni societarie e organizzative.
Il suo talento era capire se un giocatore era buono oppure no e poi col carisma che aveva svolgere compiti di rappresentanza e collegamento con la squadra (insomma, il ruolo di Guerini).
Se nella primavera del 2005 avessero detto che per risollevarci dopo la quasi retrocessione arrivavano un ex juventino doc e un direttore sportivo che a 55 anni era stato solo a Lecce e che non sapeva neanche parlare troppo bene in italiano, in molti avrebbero storto la bocca: ma che vogliono questi due?
Cosa rappresentano per Firenze?
E invece Prandelli e Corvino hanno costruito quattro anni meravigliosi, anche senza avere un passato viola.