Erano davvero, come cantava Gaber, “anni affollati di idiomi e di idioti”, e io me li ricordo bene perchè sono cresciuto in quegli anni, che tutti chiamano di piombo e che personalmente ricordo come inspiegabili e pieni di paura.
A distanza di tanto tempo, mi torna soprattutto in mente l’abitudine che avevamo fatto al morto ammazzato dalle BR, o da Prima Linea, o dai NAR, insomma da chiunque si sentisse legittimato non si da chi a sparare a innocenti per vendicare torti e ripristinare così “la giustizia proletaria”.
“Compagni che sbagliano” li chiamavano all’inizio, all’epca del sequestro Sossi, mentre erano nella maggior parte dei casi dei pazzi scatenati trasformati in killer.
Cadevano come birilli e non facevano neanche più notizia i poliziotti, le guardie carcerarie, i professori universitari; qualcosa in più per ragioni di casta succedeva con i giornalisti e la “gambizzazione” (che termine orrendo!) di Montanelli fece ad esempio più notizia dell’uccisione dell’orefice Torregiani a al ferimento del figlio, costretto alla sedia a rotelle dal 1979.
Ecco, io vorrei che oggi trionfasse non certo la “giustizia proletaria”, ma quel poco che rimane del buon senso comune e spererei con tutto il cuore che quella bella faccia da assassino di Cesare Battisti venisse estradato dal Brasile e la smettesse di prenderci per i fondelli con quel sorriso che è un insulto intollerabile per le famiglie offese dalla pazzia del terrorismo.