Dopo la doppietta di Cagliari è scoppiata la mania di Cerci, anzi la fissazione di andare contro quelli che quando giocava partite indecenti lo criticavano.
Il mio pensiero è il seguente: Cerci non è certo Castillo, ma la sua stagione è stata fino ad oggi ben al di sotto della sufficienza, e qui bisogna mettersi d’accordo con chi sbandiera assist, gol e punti portati alla causa viola.
Ma scusate, uno che gioca in avanti (molto in avanti, perché non copre quasi mai) cosa diavolo dovrebbe fare nel tempo che passa correndo in qualche stadio italiano ed indossando una maglia della Fiorentina?
Sembra quasi che Cerci ci faccia un favore a segnare ogni tanto, a fare un assist, parrebbe quasi che sia stato decisivo per non lottare per la retrocessione.
E tutto questo per via delle tre reti in venti presenze, una media un po’ lontana, mi pare, non solo da Messi, ma pure da Sanchez.
Se all’inizio della sua avventura in viola, ma proprio all’inizio, cioè i venti minuti col Napoli e il primo tempo a Lecce, mi sono lanciato andare ad ottimistiche previsioni è perché in campo vedevo delle buone cose, poi scomparse abbastanza repentinamente.
Poi, quando ci sono stati dei progressi, come contro la Juve e soprattutto a Cagliari, non ho fatto altro che registrarlo e raccontarlo, senza alcun pregiudizio, così come ora spero di urlare via etere altre sue prodezze.
Sono solo un cronista e non un protagonista (anche se ammetto che nella mia categoria qualcuno ha confuso un po’ i ruoli e pensa di essere più importante di calciatori, allenatori e presidenti).
Riepilogando, a fronte di quattro/cinque partite positive ce ne sono state il triplo da 5 in pagella, a volte proprio ad essere larghi.
Non è certo Cerci la causa dei mali della Fiorentina, perché altri in relazione al nome e all’ingaggio hanno fatto meno, ma non è neanche lui almeno per ora una soluzione.
Quindi calmatevi un po’, perché questo rischia di essere un movimento sussultorio schizzofrenico dal vago sapore tafazziano.