Paolo Fallai è una gran penna, si occupa di cultura per il Corriere della Sera e di rubriche che parlano di libri per la Rai.
Lo conobbi nel 1979 a Firenze Libera, una delle tante televisioni che spuntavano come funghi in quegli anni per me formidabili (temo le stagioni della gioventù lo siano un po’ per tutti), lui faceva cronaca, io guidavo una banda di entusiasti scalcagnati che parlavano di Fiorentina.
Poi lo rividi molti anni dopo quando ero borsista all’ANSA e insieme condividiamo un grande amore per la Fiorentina, cementata dalla passione che suo babbo aveva per le mie radiocronache.
Pensando all’attuale momento viola, Paolo ha scritto su corriere.it un ricordo di Manuela che non posso non riportare integralmente, pensando a lei e a tutti quelli che non ci sono più.

L’entusiasmo di un tifoso non ha lo stesso colore a tutte le latitudini. Per chi ha i colori viola nel cuore – ma sono convinto che la stessa sensazione la provino anche tanti sostenitori di altre squadre non “abbonate” ai successi – questa sensazione ha il profumo della sorpresa, di un amore che all’improvviso ti corrisponde, di momenti aspettati forse troppo a lungo.Per questi motivi l’estate che stiamo vivendo non è davvero paragonabile a tante stagioni che l’hanno preceduta. Per Mario Gomez, Giuseppe Rossi e tutti gli altri, per Montella, per la sensazione di avere una società forte e determinata. Ma se vi dicessi che tutto questo si porta dietro un filo di malinconia? Se facessi un’eccezione alla sacra regola che impone di non usare un luogo pubblico per proporre un sentimento personale, potreste perdonarmelo?
Non riesco a non provare un filo di tristezza per quei tifosi viola che questa stagione felice non possono godersela. Penso a mio padre, che ha passato alcuni decenni a soffrire al suo posto di abbonato, prima in Ferrovia e poi in Maratona. Penso a Manuela Righini, la nostra collega, l’amica più cara della mia vita, che ci ha lasciato – così presto –tre anni fa.
Manuela è stata una delle prime giornaliste sportive italiane. Sapeva coniugare la passione per la Fiorentina ad un rigore e a una correttezza quasi maniacale. Chissà cos’avrebbe detto, Manuela, in questi giorni di esaltazione per il popolo viola? Conoscendola, so che avrebbe nascosto la gioia e le speranze (anche quelle inconfessabili, se non altro per scaramanzia) in un angolo molto remoto del suo cuore. E avrebbe moltiplicato ogni energia per capire i punti deboli, le insidie, i trabocchetti, i rischi della prossima stagione.
So che avrebbe discusso e poi discusso ancora magari sulla necessità di un portiere con maggiore esperienza o sull’opportunità di un rinforzo ulteriore in difesa. Ma sono sicuro, dopo aver assistito ai fallimenti, alle sconfitte, alla “C2″, alla faticosa risalita, che avrebbe finalmente sorriso. Come stanno facendo tanti appassionati viola. Come sto facendo io in questi giorni. Con la malinconia di non poterlo fare insieme a mio padre, la rabbia di non poterlo condividere insieme a Manuela.