Bisogna rovesciare il concetto di fondo: non siamo noi a doverci meritare il sì dei giocatori, ma loro a dover sperare di essere riconfermati.
Perché spesso siamo dei maestri a farci del male da soli e quindi pensiamo solo alle nostre magagne e non a quello che succede nel giardino del vicino, che spesso è tutt’altro che più verde del nostro.
Stare nella Fiorentina è un privilegio: si è pagati regolarmente, la piazza è calda, ma non asfissiante, la città tra le più belle al mondo e non andiamo oltre sul piano comparativo per non fare la solita figura dei provinciali.
Sono proprio sicuri, non so Kalinic e Vecino, di avere una vita professionale e personale migliore a Milano o a Napoli?
Se poi si parla di ingaggi raddoppiati, allora è un altro discorso, ma questi soldi andrebbero meritati e non mi pare proprio che nella Fiorentina ci siano oggi calciatori retribuiti a valori inferiori alle proprie prestazioni.