Piccolo colpo di fortuna: vado in sede per ritirare l’accredito e capisco che è il caso di fermarmi.
Annullo quindi i miei molti impegni di impresario/editore/giornalista e per un pomeriggio torno a fare solo il cronista, come non mi succedeva da anni.
Allargo i gomiti e come ai vecchi tempi sono in prima fila, il telefonino a 5 centimetri da Diego Della Valle.
Mancava solo il Tonino Carino de noartri con le sue belle cuffie, ma ce ne siamo fatti una ragione.
In pratica, nella calca di una trentina di cronisti, lo intervistiamo in pochi: io, Rialti, Baldini (quello della Rai, ovviamente…), la Tarquini, con qualche inserimento di Dalla Vite, Poesio e Giorgetti.
Sono trenta minuti di grande diretta, che credo abbiano monopolizzato la Toscana calcistica, tutto per merito di Diego, che ribalta il tavolo dello scetticismo facendoci capire che un’altra storia insieme è possibile, che lui non ha nessuna voglia di mollare, anzi rilancia.
Poi c’è il bagno di folla, credo deciso sul momento, al bar Marisa e ci sono pure i miei tentativi con Corvino di sdrammatizzare la guerra con i giornalisti, anche perché proprio Diego ci aveva “scagionato” dalle accuse di malafede, su cui continuo a pensare sia meglio non dare troppo peso.
Mi sono affaticato, divertito e sentito rassicurato dalle parole del proprietario della Fiorentina.
E’ intervenuto al momento giusto, con le parole che volevo sentire.
E ora concentrazione assoluta sul Liverpool, senza se e senza ma.