Novembre 2016


Qui ci vorrebbe Gaber e una versione aggiornata di “Qualcuno era comunista”.

Io non lo sono mai stato comunista, ma ho sempre votato quel partito, tranne un inizio da radicale, e l’ho seguito nelle sue infinite e(in)voluzioni.

Da anni mi chiedo perché l’ho fatto e perché persevero ancora.

A dire il vero la risposta più convincente, si fa per dire, è quella per cui se mi guardo in giro non trovo di meglio, e allora tanto vale tenermi stretti quei concetti di solidarietà e di aiuto a chi sta peggio di me che mi porto dentro fin dall’adolescenza.

Quello che da tempo non sopporto più della sinistra è la presunta, molto presunta, superiorità morale, quel voler essere sempre dalla parte giusta, senza se e senza ma.

Noi siamo i più bravi, i più buoni, quelli dalle frasi ad effetto che fanno tanto fumo e niente arrosto, noi non sbagliamo mai, e se per caso lo facciamo è sempre per colpa degli altri.

E non è solo un vizio italiano, basta vedere cosa accade in queste ore in America: ma se avesse vinto Hilary, i repubblicani o quelli che la pensano al contrario della signora Clinton sarebbero scesi in piazza per delegittimare il voto popolare?

Non credo proprio.

In democrazia, come nella vita, le sconfitte si accettano e si riparte, ma si vede che per alcuni illuminati di sinistra questo è un concetto troppo reazionario da accettare.

“Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più”: quella frase di “Quinto potere” mi è sempre rimasta impressa e da un po’ di tempo è stata elevata a manifesto vincente di ogni cosiddetta consultazione democratica.

Scrivo mentre buona parte dei destini del mondo occidentale stanno per essere affidati ad un signore che visto da fuori fa paura e che per i sondaggi non avrebbe avuto la minima possibilità di vincere.

Già, ma i sondaggi vengono fatti con gente che ragiona, ma poi nel segreto dell’urna si vota di pancia ed ecco allora i 5 Stelle, la Brexit, Trump.

Perché la gente è veramente incazzata nera e in attesa di “non accettare” quello che passa il convento va contro, non importa con chi.

E’ ovviamente per quelli come me una grande delusione, ma…è la democrazia bellezza e non ci puoi fare niente, se non provare a chiedersi come abbiamo fatto a ridurre il mondo così.

Immagino che  l’accostamento 5 Stelle/Trump/Brexit provocherà polemiche e voglio spiegarmi meglio: non è un giudizio sull’operato, ma una semplice constatazione. O qualcuno mi vuol dire che il foto del 2013 non è stato contro?

Come a Bologna, abbiamo fatto un gran primo tempo e una ripresa sulle grucce.

Non si riesce a capire bene se il problema sia mentale o più probabilmente fisico, anche se la gara di giovedì non può essere stata così importante.

Nel calcio ci sono delle regole non scritte che valgono nove volte su dieci: se non la chiudi quando ne hai le possibilità, vieni punito.

Non mi soffermerei troppo sui singoli, se non per registrare l’incredibile calo di Badelj, che per 45 minuti sembrava essere tornato quello del girone di andata dello scorso campionato.

E così siamo sempre lì, in mezzo al guado, né troppo bene, né troppo male, in una zona grigia che è proprio il contrario del nostro spirito combattivo.

Vittoria piena e senza troppi problemi, com’era nelle previsioni e come non sempre accade.

Sta ritornando in forma Ilicic, Kalinic lo è già da un paio di settimane e arrivano i gol, tutto molto normale…

Possiamo tranquillamente vincere il girone contro il Paok e poi andare a Baku senza alcun problema di classifica e quindi come se fosse un’amichevole.

Per vedere se abbiamo veramente svoltato dobbiamo però aspettare domenica alle 20, un successo contro la Sampdoria e ci rilassiamo tutti quanti.

I primi due ricordi della mia vita “pubblica” sono abbastanza confusi: quando il 22 novembre 1963 ammazzarono John Kennedy e quasi tre anni dopo, quando l’Italia venne eliminata dalla Corea ai Mondiali in Inghilterra.

Il terzo è molto più esteso e riguarda l’alluvione, vissuta con l’eccitazione di un bambino di sei anni che da un mese andava in prima elementare.

Eravamo fortunati perché abitavamo nell’unico palazzo alto di via Paisiello, al quarto piano, e dunque dalla finestra potevamo vedere quello che sarebbe stato uno scenario unico.

Ricordo una grande solidarietà tra i condomini, le famiglie che abitavano al primo piano vennero ospitate in quelli più alti perché la zona delle Cascine fu una di quelle più colpite.

E gli elicotteri, visti per la prima volta, o almeno così mi sembra.

Ci sono voluti molti anni perché mi rendessi conto che quella vacanza non programmata, quello stare tutti insieme, non fosse un gioco, ma una tragedia, tanto che ad un certo punto, come se fossi stato colto alla sprovvista, mi sono messo a rileggere tutto quello che accadde in quei giorni, quasi incredulo che l’alluvione potesse aver causato dei morti.

Cinquanta anni dopo è molto bello ascoltare le testimonianze di chi partì da ogni parte del mondo per venire a casa nostra ad aiutarci, ancora più bello in questi giorni di grande dolore per l’Italia intera.

Italiani, brava gente: consunto luogo comune che necessiterebbe di una profonda revisione a partire dagli anni della seconda guerra mondiale per finire ai giorni nostri.

Ma non si può che essere colpiti dai resoconti sui giornali dalle zone devastate dal terremoto e fatemi dire che per una volta la carta stampata sta facendo un lavoro molto importante, diverso da quello delle immagini e dell’audio, però attento nella misura e nei contenuti.

La dignità, soprattutto la dignità.

E’ questo ciò che traspare dalle decina di migliaia di senza tetto che si sono visti rivoluzionare la vita in due mesi, una settimana, un giorno.

E la voglia di ricostruire, si spera meglio, ma là dove è la loro vita, non altrove e anche la scelta di stare nelle tende invece che in albergo è significativa.

Che possiamo fare noi che stiamo dall’altra parte?

Dare un aiuto concreto, meglio se economico e provare a stare davvero uniti senza speculazioni politiche o di mero interesse.

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