Luglio 2016


Davvero non riesco a capire: ci sono in città almeno sei/sette ex viola che farebbero le corse per diventare quello che Jorgensen non vuole diventare e noi continuiamo ancora con questa storia che ormai sta diventando stucchevole.
Forse mi sfugge qualcosa, ma mi pare chiaro che:
1, Martin di venire ad abitare in Italia non ha alcuna voglia;
2, non si è ancora capito che ruolo dovrebbe svolgere;
3, è stato più o meno brutalmente detto che l’offerta economica è molto, ma molto al di sotto di quanto il danese si aspettasse.
E allora?
Boh, si continua ad insistere per portare controvoglia in società qualcuno che se ne sta volentieri nel suo Paese e io non riesco proprio a capire il perché.

Mettiamo che arrivi davvero l’offerta per Bernardeschi: 25 milioni di euro cash.
Che facciamo?
Il ragazzo ha una gran testa e ottimi piedi, è innamorato della Fiorentina, però al momento è un prospetto di campione, insomma è una scommessa per quello che riguarda i posti più alti del podio.
Qui il discorso è molto semplice, anche se doloroso: se Federico diventa un grandissimo, ce lo possiamo permettere al massimo per una/due stagioni, poi se ne va certamente, magari a quaranta milioni.
Se invece non mantenesse in pieno le promesse, tutto si sgonfierebbe e avremmo perso l’occasione per provare a rifare la squadra senza ricorrere alle scommesse, in questo momento assolutamente obbligatorie.
Non ho risposte precise, certo che il dubbio se venderlo o meno rimane, e secondo me ce l’ha pure Pantaleo.

Ieri volevo scrivere qualcosa, ma non ce la facevo: continuavo a pensare a l’orrore di Dacca e tutto il resto mi pareva di nessuna importanza.
La Fiorentina, l’eliminazione dell’Italia, il frou-frou politico, tutto.
Non mi è piaciuto constatare sulla mia pelle come la putrida bestia del terrorismo entri veramente in circolo solo quando ad essere coplita è la tua gente, come se i francesi di novembre o gli americani del 2001 contassero meno, ma così è e non serve a niente fare gli “illuminati” per dissimulare la grande rabbia che provo dentro, molto diversa dal sentimento che sentivo in altre situazioni.
E dopo la rabbia, la frustrazione: che dobbiamo fare?
Ero qualche ora fa all’aeroporto in partenza per Londra e pensavo che se fossero entrati in tre o quattro avrebbero potuto fare una strage, mentre con almeno un centinaio di persone stavamo in coda con i nostri progetti e i nostri pensieri.
Magari fossero bestie, gli animali uccidono solo per sopravvivere, loro no.
Ammazzano per fanatismo e mentre scrivo queste parole confesso che sto pensando: ma chi me lo fa fare di espormi così?
Ma no, non posso permettere alla paura di chiudermi il cervello, non dobbiamo farli vincere e la prima forma di resistenza è nella nostra testa.

Secondo me ha molto sofferto nei quattro anni lontano da Firenze e, come spesso succede nei grandi sentimenti, ha colorato di rosa anche certe situazioni che proprio rosa non erano.
L’uomo è fatto così, non finge mai e lo so bene io che nel passato ho avuto con lui degli scontri pesantissimi, ma senza mai pugnalate alle spalle.
Il Pantaleo Corvino di ieri sera nel Pentasport era un uomo molto diverso da come lo avevamo lasciato nel 2012, dove più che le brutte prestazioni viola secondo me contava nel suo animo la consapevolezza che una grande storia d’amore stava terminando.
Mi è sembrato più…accogliente, mi verrebbe da dire maturato, se non fosse un po’ fuori luogo per un uomo di 66 anni che molto ha visto e molto si è speso nella sua vita.
A me comunque è molto piaciuto, poi arriveranno anche i giocatori e lì solo il campo ci dirà della sua bravura.

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