Luglio 2014


Ho sempre pensato che vendere fosse molto più difficile che comprare.
Ci vuole abilità dialettica, costanza, intuito per capire quando è arrivato il momento che il possibile compratore sta per cedere.
Ecco, se Pradè e Macia riusciranno a piazzare tutti i viola in esubero, e sono tra una cosa e un’altra una ventina, io credo che meriterebbero di tenere una lezione di economia aziendale alla Bocconi.
Non credo sia un’impresa umanamente possibile perchè quei calciatori in più li hanno tutti e la Fiorentina non è neanche tra quelle messe peggio.
Il Milan, che deve cambiare molto più di noi, ha 52 calciatori…
Il fatto è che non li prendono neanche se li regali, perchè ormai conta solo l’ingaggio, che in alcuni casi a Firenze è veramente vergognoso.
In questo senso il tanto vituperato Vargas ha dato lo scorso anno una bella lezione di vita a tutti e quelli che dovrebbero dare un taglio netto ai propri emolumenti e che invece non arrossiscono di vergogna quando dalla sede viola partono i bonifici.

ADV non ha detto in pratica niente di decisivo, eppure la sua visita ha portato elettricità e ottimismo, merce non proprio abbondante in questo periodo.
Sulla vicenda Cuadrado sono d’accordo su quello che ha detto Mario Sconcerti al Pentasport, anch’io mi rifiuto di credere che la Fiorentina stia immobile ad aspettare il ritorno del colombiano tra oltre quindici giorni per poi chiedergli se ha piacere a restare a Firenze.
Dopo magari lui chiede qualche giorno per pensarci e così arriviamo sotto ferragosto…
Una grande società, oppure basterebbe dire una società guidata da grandi imprenditori, non ragiona così, in nessun campo, figuriamoci quando c’è da decidere un’operazione da cui dipende il futuro della squadra.
Esistono gli aerei ed esiste skype, ci sono i procuratori e i direttori generali: possibile che tutto sia immobilizzato fino a oltre inizio agosto?
Quello che non esiste, per ora, mi sa che sia l’offerta importante per la Fiorentina.
Magari c’è per Cuadrado, su cui viene scaricata anche giustamente la decisione, perché se vuoi andare a guadagnare almeno il doppio di quello che ti offriamo qui devi avere la correttezza di dirlo e saresti pure compreso, ma gli ormai 40 milioni non ha intenzione per ora di tirarli fuori nessuno.
Per ora.

E’ inutile, con ADV la pallina o cambia il giro o corre più veloce.
Un ritiro per adesso non trascendentale, questa è almeno l’idea che mi sono fatto io da lontano, viene elettrizzato dal suo arrivo e la giornata di domani non sarà certamente banale.
Secondo me queste sue incursioni sono troppo rare e capisco benissimo gli impegni del Gruppo e anche il rischio, peraltro molto relativo, di sovraesposizione, ma io lo scrivevo già nei due anni in cui la Fiorentina pareva dissolversi con le gestione one-man-show di Corvino (colpevolmente lasciato libero di muoversi come meglio gli pareva): rimaniamo aggrappati ad Andrea Della Valle, è l’unica possibilità di salvezza.
Ora quei tempi plumbei sono per fortuna finiti, la società si è molto più strutturata, però il calcio non è una normale azienda, anche se fattura milioni di euro.
Un errore arbitrale o un palo fa volare via milioni di euro, e su quello puoi fare poco, ma c’è soprattutto la componente emotiva e lì sì che puoi agire.
ADV potrà anche dire domani che Cuadrado non ce la facciamo a tenerlo (speriamo ovviamente di no) e la gente un po’ a fatica butterebbe giù, soprattutto se vedrà quella voglia di lottare degli ultimi 28 mesi.
ADV tornò veramente in campo nei tristi giorni dell’agonia di suo padre, era la primavera del 2012, perché si era finalmente reso conto che non aveva senso lasciare ancora la Fiorentina in quelle mani, da quei giorni non ha più staccato e i risultati si sono visti.

Ne abbiamo già parlato: io sono uno zombie che si trascina dalla poltrona al letto e dal letto alla poltrona, Letizia, e moltissime delle lettrici del blog, nelle mie stesse condizioni mandano avanti la casa, figli compresi.
Questa volta però invoco almeno le attenuanti generiche, che sono le seguenti: quattro giorni e mezzo con la febbre alta e con un mal di testa fortissimo non li avevo mai passati;
sono uno zombie, è vero, ma non rompo troppo le scatole e semmai ogni tanto affresco casa Guetta con aforismi al cui confronto Leopardi sembrerebbe uno straordinario ottimista.
A mio carico ho però la bischerata di essere andato sabato mattina a fare gli otto km di corsa che hanno definitivamente rotto un equilibrio già reso precario da uno stress che negli ultimi mesi consideravo normale e che evidentemente tanto normale non era.
Vediamo dove e quando si finisce e so benissimo che c’è molto di peggio, però ognuno vive la propria realtà.
Radio Blu intanto va avanti anche se il mio apporto è minimo: ragazzi in gamba, che in un mondo del lavoro normale gli editori farebbero a botte per portarseli a casa propria.
Già, ma dove sono finiti gli editori?

Mettiamola così: poiché ieri ad un certo punto senza nessun motivo mi era venuta una strizza terribile che potesse essere qualcosa di pesante, molto pesante, è andata bene.
Lo vogliamo chiamare un altro piccolo scherzo del 2014?
E sia, adesso ci vuole un po’ di pazienza e di intelligenza da parte mia e nel giro di una decina di giorni si recupera.

P.S. Mi ero scordato, ho fatto una scoperta per me importante: l’indimenticabile scena del Sassaroli che “appoggia” al Melandri la moglie, i due figli, l’educatrice tedesca e soprattutto Birillo che mangia un chilo di carne macinata al giorno è stata girata in uno studio all’Istituto Fanfani, lo stesso dove sono andato stamani.
Beh, mi ha messo il buonumore vedere le foto della sequenza: mitiche!

Niente mercato, ma stadio: incredibile, ma vero, forse qualcosa succede e pare che si vada al di là delle parole e delle dichiarazioni di facciata.
Dovrò vincere il mio naturale scetticismo, e sarà un piacere, perché sembra che ci siano le intenzioni di fare qualcosa di importante, che ovviamente non si limiterà all’impianto finalmente coperto, ma soprattutto a ciò che verrà costruito intorno e che dovrebbe dare utili importanti per la gestione della Fiorentina.
Ecco anche spiegato il motivo dell’ingresso delle nuove figure in società, per ora siamo ad uno “studio di fattibilità”, ma siamo anche tutti così sfiniti da questa vicenda che si trascina senza successo da quasi sei anni che quasi ci va bene tutto.
Vuoi vedere che forse stavolta ce la facciamo?
Ovvero ce la fanno, perché dubito di riuscire ad arrivare a fare la radiocronaca nel nuovo stadio, però non si sa mai, alle brutte magari mi chiameranno per dare radiofonicamente il calcio di inizio della prima partita ufficiale…

Peccato per l’Argentina, però hanno meritato i tedeschi che hanno “fatto” la partita.
Mi sfugge un po’ tutto questo affetto per la Germania, ma tant’è: sono una squadra fortissima impostata da anni per arrivare a questo risultato e ogni confronto con il calcio italiano è semplicemente imbarazzante.
E’ stata una bella finale, con emozioni assortite e con Messi fuori dal vivo delle azioni: ha fatto veramente poco, altro che Mondiali della sua consacrazione.
Maradona era veramente un’altra cosa e forse anche altri che abbiamo visto girare in tutti questi anni.

Dodici ore di assoluto revival, prima a casa del mitico Passanti, uno dei fondatori del Pentasport, con i ragazzi (si fa per dire) che 30 anni fa folleggiavano (si fa per dire, bis) in piazza Savonarola, dalla parte più tranquilla però, non quella fascista, tanto per capirci.
Poca nostalgia, molti discorsi sui figli, il ritorno per pochi giorni di chi ha fatto fortuna in America, parecchio vino, ma non per me, che sono quasi astemio e che avevo in programma una delle cose più strane degli ultimi anni.
Dopo una notte piuttosto agitata a causa di troppe salsicce, alle quattro e mezzo mi sono svegliato e un quarto d’ora dopo sono partito per le Cascine, dove stamani avevano programmato la corsa all’alba: partenza alle 5.45 e 8 chilometri tra le vie della città più bella del mondo.
Pensavo di essere uno dei pochi bischeri a presentarsi al via ed invece eravamo in più di 600.
Sono così tornato non so neanche dopo quanto tempo al Motovelodromo a cui sono legati gli snodi della mia infima carriera di calciatore, ovviamente prima di essere ammesso per meriti assolutamente non pallonari al Franchi.
E’ lì che nel 1975 decisi di battere il primo calcio di rigore della mia vita, non so neanche perché, visto che me la facevo addosso, ma segnai e me lo ricordo ancora.
E’ lì che ho giocato la partita delle illusioni un anno dopo, perché la più carina della Comunità ebraica il sabato si era messa con me (grande performance: due ore di film mano nella mano!), salvo poi lasciarmi il martedì, uno trauma da cui mi sto riprendendo solo adesso a fatica.
E’ lì che ho vinto i Giochi della Gioventù provinciali col Duca d’Aosta giocando malissimo da terzino e dopo una partita vergognosa sempre in difesa e con un c… grosso così.
Ed è lì che mi è partito per la prima volta il ginocchio sinistro nel dicembre del 1980, proprio lo stesso giorno in cui ammazzarono John Lennon, evento che non so perché ebbe molta più eco sui giornali.
Rientrare in quegli spogliatoi è stato un tuffo al cuore, anche se poi ho preferito non vedere il manto sintetico preferendo ricordare per sempre la sabbia eterna di un campo che nei secoli dei secoli non ha mai visto un filo d’erba.

Ragazzi, sarò sincero come sempre: a me questo terzo anno di Montella-Pradè-Macia-i tre tenori e via a seguire mi preoccupa un po’ perché non sarà per niente facile sotto molti punti di vista.
Cominciamo col dire che facciamo una preparazione diversa e verrà effettuato un viaggio energeticamente molto dispendioso dopo appena un paio di settimane di allenamento e, soprattutto, che sarebbe arrivato il tempo della raccolta dopa molta semina.
Questo rende per forza tutti un po’ più elettrici, abbiamo fame di successi.
La squadra è esperta, ci conoscono e ci conosciamo tutti abbastanza bene per rendere difficile un qualsiasi effetto novità.
Abbiamo però un grande volano: la coppia Rossi-Gomez e qui invito davvero tutti a toccare ferro perché quei due sono il nostro tesoro e se giocheranno almeno tre quarti della stagione saremo a buon punto, su Cuadrado non mi esprimo più restando in attesa degli eventi.
Però non vorrei che ci fossimo “ambientati” al quarto posto e mi spiego meglio: non vorrei che uno stazionamento in quinta, sesta, settima posizione creasse una sorta di bolla di insoddisfazione che poi risucchia energie positive.
Per questo dico e scrivo che ci vorranno soprattutto due qualità: umiltà e concentrazione, metterci insomma un po’ di mordente in più, essere più cattivi e molto più uniti tra noi delle ultime stagioni.

E hai pure 35 anni, mi verrebbe da aggiungere.
Io non ho assolutamente niente contro Pizarro, che anzi mi sarebbe pure piaciuto intervistare se solo fosse un giocatore un minimo più disponibile, solo che ancora non è a Moena e nemmeno pare ci vada a stretto giro.
Il contratto è scaduto da dieci giorni, i messaggi che manda sono contraddittori, mentre quelli di tredici mesi fa erano piuttosto chiari: non giocherò più nella Fiorentina.
Poi è rimasto, andando peggio che nella prima stagione e comunque dimostrandosi tecnicamente di livello eccelso, anche se condizionante per tutta la squadra, nel bene e del male.
Come stia andando la trattativa non si sa, quello che è certo è che, appunto, Pizarro non è Batistuta, il più grande giocatore viola degli ultimi trent’anni (perché Baggio è andato via troppo presto) e da cui potevamo, sia pure a fatica, sopportare una sceneggiata ad ogni estate.
Sei semplicemente Pizarro, ottimo centrocampista con pochi gol, di cui possiamo tranquillamente fare a meno se non ti sbrighi a decidere se accettare o meno le proposte viola.

Hai detto una bischerata enorme, ma perchè hai deciso di mandare tutto in vacca?
Non solo Rossi non meritava la sciocchezza che abbiamo sentito, ma neanche dovevi tornare sopra ad un argomento che nulla ha a che vedere con la schifezza del Mondiale italiano.
E’ uscito fuori un astio insospettabile e ora davvero il rapporto con Firenze è compromesso.
Può darsi che non te ne importi, ma ne dubito, certo che peggio di così non poteva andare dopo due settimane di silenzio.
Che delusione.

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