Aprile 2014


Dai che ci avete pensato un po’ tutti dopo la sconfitta di Napoli: e se in campionato la Juve per caso cedesse un po’, per chi facciamo il tifo?
Premessa onesta: non ho mai dimenticato e mai dimenticherò l’infamia di Carnevale (a proposito tra due giorni è qui da noi, io mi giro dall’altra parte quando lo incrocio a Udine), però i figli sono pezzi di cuore e quindi sarei ipocrita se non dicessi di essere un po’ condizionato da Camilla e dall’incontro di un anno fa con Totti che ha tra l’altro detto di fare il tifo per noi nella finale di Coppa Italia.
Non arrivo come ha scritto un amico a dire che sarebbe meglio perdere contro la Roma, quello sarebbe assurdo, ma allo stesso tempo sarei curioso di vedere cosa potrebbe succedere se per caso, e c’è una possibilità su mille, la Juve perdesse questo scudetto dopo aver parlato per settimane solo dei cento punti da conquistare.
Certo, nel 1976 era tutta un’altra storia: quella rimonta del Toro mi è rimasta nel cuore, tre sconfitte loro, tre vittorie nostre (cioè granata), sorpasso e scudetto!
Ma sono emozioni che temo si provino una volta sola nella vita.

Per me sarebbe meglio pensare che tra un mese esatto Rossi e Gomez non ci saranno.
Ci si sta pensando troppo, sembra che tutto sia racchiuso nel recupero di due grandi giocatori che alla fine faranno molta fatica a recuperare.
E che se anche ci riuscissero, cosa che ovviamente mi auguro, non sappiamo in che percentuale rispetto alle loro potenzialità.
Sfruttiamo invece queste partite di campionato per “ritrovare” un po’ di Fiorentina, cerchiamo di tornare a giocare a calcio come abbiamo visto fare spesso a questa squadra.
Creiamo sette, otto occasioni da gol a partita e se poi Matri non la mette dentro sapremo con chi prendercela, ma intanto evitiamo di sperare con malcelata angoscia al ritorno dei due big come alla panacea di tutti i mali per risolvere gli attuali problemi e vincere la Coppa Italia.

Cresciuto inesorabilmente a pane e “Malizia”, prigionero negli anni dell’adolescenza di una mai purtroppo realizzata fantasia di seduzione da parte di qualche bella (ma anche meno bella…) e attempata (cioè, sui 40/45, pensa te ora…) signora, ho sempre un’enorme ammirazione per le donne dai 35 in su.
Ieri per esempio mi sono entusiasmato per la galleria fotografica di Isabella Ferrari, che ha toccato i cinquanta e che trovo molto più attraente oggi di quando amoreggiava con Ciavarro in “Sapore di mare 2”.
Mi dicevano: sei fissato, cambierai idea quando avrai quarant’anni e ti piaceranno le ventenni.
Si sbagliavano, non sono cambiato affatto, il problema è che sono cambiate loro, le signore, che si sono rotte le scatole.
Giustamente, secondo me, perché per decenni noi maschietti, e generalizzo sapendo di non essere corretto, ci siamo baloccati con l’idea di poter puntare sulle ragazze giovani, forti del fascino dell’uomo che ha una sua posizione e dell’esperienza accumulata in decenni di battaglie amorose, come se poi in certe cose si contassero le presenze, neanche fossimo in serie A…
Sono state trascurate mogli, compagne, qualche volta perfino amanti silenziosamente devote, per l’idea di inseguire il meglio, che per molti è associato a più giovane.
Da qualche anno però si sono scatenate loro, le quaranta/cianquanta/sessantenni, direi finalmente consapevoli della loro forza, che è sempre stata molto più dirompente della nostra: bastava solo azionarla.
E adesso?
E adesso sono cavoli acidi, ma forse alla fine di un percorso molto doloroso (i pazzi e i mentecatti usano la forza per provare ad uscire da un problema che è solo loro) non è detto che tutto questo non migliori la già traballante specie maschile.

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