Aprile 2013


Si chiude questa sera una lunga storia elettorale, la mia.
Basta, non voterò mai più questo PD, non darò in futuro la preferenza ad un partito che ci prende tutti per i fondelli candidando come Presidente dell Repubblica Franco Marini, trombato dagli elettori in Abruzzo, rappresentante della vecchia partitocrazia e senza un minimo prestigio internazionale.
Ho sempre tifato Renzi, ma avevo un gran rispetto per Bersani: da stasera invece non mi rappresenta nel modo più assoluto, ha fatto una giochessa degna della peggiore Democrazia Cristiana, una cosa penosa al solo scopo di salvaguardare il proprio potere personale.
A parte la prima infatuazione radicale ho votato PCI, PDS, DS e adesso Partito Democratico perché ho sempre creduto in un mondo migliore e pensavo che lo si potesse raggiungere attraverso la socialdemocrazia che per me in Italia era rappresentata da quel partito.
Ho votato tappandomi il naso e criticando spesso il partito a cui davo la mia preferenza, a volte l’ho votato solo perché dall’altra parte c’era Berlusconi e ho sperato in una forza liberale libera da padroni per sganciarmi, ma alla fine sono sempre ricascato lì.
Ora è finita, non so neanche se essere più deluso o più arrabbiato, so solo che Rodotà sarebbe stato un candidato mille volte più presentabile e che questa Italia tartufesca mi fa sempre più paura.
L’ultima speranza che mi rimane si chiama franco…tiratore.

E’ dura, lo so, ma come si fa a rimanere indifferenti?
Per chi, anzi contro chi tifate domenica sera tra Juventus e Milan.
Su come la penso mi sono espresso sul Corriere Fiorentino di domani e semmai nel pomeriggio riporterò il mio articolo.
Ora tocca a voi, ogni opzione è valida, ogni scelta ha il proprio lato B: come si diceva negli anni settanta (mitici perché eravamo giovani): il dibattito è aperto..

Bisogna anche sapersele godere le cose, soprattutto se uno si gira indietro e pensa al niente degli ultimi due anni e a come aprile dal 2010 ad oggi sia stato il mese delle grandi delusioni.
Nell’ultimo anno di Prandelli, dopo l’eliminazione in Coppa Italia, entrammo in un tunnel di sconfitte e prestazioni sconcertanti che fecero da sfondo ad un addio amaro dopo quattro anni grandiosi.
Poi la Fiorentina ha rischiato davvero di disintegrarsi, molto al di là delle tristezze vissute in campo e in società, dove abbiamo assistito a spettacoli avvilenti.
Il vero rischio, peraltro non ancora del tutto superato, era quello della disaffezione, dell’abbandono della squadra, qualcosa di impensabile se solo guardiamo a come nel corso della storia il popolo viola non abbia mai avuto incertezze nel seguire la “sua” Fiorentina.
A giugno c’erano solo macerie e non parlo di valori economici, perché Nastasic e Behrami sono stati grandi affari, ma di emozioni, sentimenti, voglia di soffrire, tutto ciò che rende affascinante seguire i viola.
Adesso aprile è un mese decisivo, ma non per pensare a come cambiare o rivoluzionare la squadra: finalmente torniamo a giocarci qualcosa di importante, finalmente torniamo a divertirci col calcio.

Secondo tempo maestoso, davvero da grande squadra, ma senza Ljajic non so come sarebbe andata a finire.
Straordinaria la personalita’ di Pizarro, che ha preso la squadra in mano all’inizio e non l’ha piu’ mollata.
Gran gol di Larrondo, speriamo di esserci sbagliati, ma ci andrei piano prima di pretendere i mea culpa.
Sorprende Compper e sara’ dura portargli via il posto, vista la sicurezza con cui gioca.
E se stasera il Milan perde ci divertiamo davvero, magari andando in quarantamila domenica prossima ma al Franchi.

Ned mancano tanti, ma ci sono quei tre nel mezzo e questo dovrebbe bastare a regalare un po’ di fiducia per una trasferta storicamente tra le più complicate del campionato.
Loro sono più tranquilli, ma più scarsi e con diversi uomini da sostituire, noi dobbiamo giocare da Fiorentina, quella vera che non si vede da tempo.
Perché per me la partita col Milan è stata unica nel suo genere, però non si può dire che ci sia stata quella fluidità di gioco che tanto ci ha intrigato in questa stagione.
Sono molto curioso di vedere come si muoverà Pizarro, se cioè ci proverà ancora oppure no.
Io penso di sì…

Leggendo qualche post c’è davvero da avere paura a mandare i proprio figli allo stadio.
La descrizione della curva come luogo in cui può accadere di tutto perchè sottoposto alla legge tribale del più forte (o più violento) mi lascia piuttosto perplesso e penso (spero) che siano esagerazioni, perché altrimenti non si spiegherebbe il perché dodicimila persone continuino a andare in quel luogo descritto a tinte così fosche.
Certo, la Fiesole non è il circolo di Wimbledon e alle 17 non sono previste fragole con panna, ma da lì a dire che si rischiano le labbrate per aver espresso pareri contrari al comune sentire ce ne corre.
Comunque sia, io certe dinamiche non le ho mai conosciute, me ne sono sempre tenuto fuori, a me interessa solo che resti inviolabile e insindacabile il concetto di libertà d’espressione, su quello non sono ammessi sconti.
E a proposito di tifo, ieri sera ci siamo fatti una bella full immersion a Tavarnelle Val di Pesa, dove è rinato lo storico viola club: serata di goduria assoluta, con i ragazzi di Viola nel cuore (ragazzi per modo di dire… se si esclude la splendida Sara Lupo) a mitragliare di domande un Sandro Mencucci in grande forma e con il sottoscritto e Luca Calamai a cucire i vari interventi.
Grande entusiasmo e voglia di proseguire su questa strada, sembrano passati secoli e non appena dieci mesi dalle penose edizioni della Fiorentina durate due anni, quelle, per rinfrescare la memoria, 2010/2011 e 2011/2012.

Sono estremamente esigente con me stesso e chiedo sempre il meglio a chi mi sta accanto, in cambio provo a dare tutto nelle cose che mi interessano, nel lavoro che faccio, alla mia famiglia.
Succede così anche per la Fiorentina, che amo sportivamente da quando avevo cinque anni.
Mi sono letto tutto quello che avete scritto e mi sono detto che alcune delle critiche contrarie al mio precedente avevano un certo fondamento, erano insomma comprensibili.
E qui ritorno al mio profondo sentire: dalla mia tribù calcistica pretendo il massimo e non mi interessa quello che accade a Roma, Milano o Napoli.
Per meglio dire, mi interessa in termini di giustizia sportiva, ma non in quelli di etica, di valori morali, lì non transigo, non accetto compromessi.
Può anche darsi che dare del figlio di… sia uguale ai buuu ai Balotelli, ma non si potrebbe evitare se abbiamo ormai codificato quegli ululati come un’espressione di razzismo?
Perché continuare in una manifestazione becera, e per me idiota, che ci costringere a passare per quello che molti di noi non sono?
Fischiamolo Balotelli, fischiamolo Boateng, esattamente come Montolivo, ed evitiamo di dare ad altri appigli mediatici per attaccarci.
Io sono smisuratamente orgoglioso di essere fiorentino, me lo sento dentro questo orgoglio e mi infastidisce parecchio che si continui nel 2013 a parlare di certe cose.
Quanto a chi rivendica la purezza della curva, pensandola come ad un luogo dove si può dire di tutto, rispondo che la mia esperienza si ferma agli anni settanta, ma un cervello per pensare ce l’ho anch’io.
E se ritengo assurdo limitare la libertà personale degli individui (leggi il divieto di trasferta), penso anche che sarebbe l’ora di uscire da certe posizione oltranziste: ne guadagneremmo tutti parecchio.

Ammenda di € 20.000,00 : alla Soc. FIORENTINA per avere suoi sostenitori, al 19° e al 21° del secondo tempo, indirizzato a due calciatori della squadra avversaria grida e cori costituenti espressione di discriminazione razziale.
Sono sconsolato: non avevo sentito niente durante la partita, ma evidentemente ancora una volta si è ripetuta questa manifestazione di imbecillità messa in opera da qualche demente che pensa davvero che un uomo debba essere giudicato per il colore della pelle, per la provenienza geografica, per il proprio credo religioso.
Nonostante l’ossessione di qualche razzista che gode di grande fama non conosco niente delle dinamiche della curva, sono sempre stato estraneo a cosa succede e quindi non saprei dire se sia possibile fermare l’idiota che ulula al giocatore di colore.
So solo che la stragrande maggioranza del tifo è sana, che esistono ingiustizie per cui mi sono messo a disposizione con la poca o tanta forza mediatica di cui dispongo (leggi il divieto di trasferta a chi non possiede la tessera del tifoso ed è in regola con la giustizia), ma so anche che come fiorentino provo vergogna a pensare a ciò che ancora una volta è accaduto domenica al Franchi.

Una volta tanto ho avuto una buona idea: giocare un’amichevole Fiorentina-Milan e devolvere l’incasso alla Fondazione Stefano Borgonovo.
Un’idea che è piaciuta a Montella, che l’ha rilanciata alla grande nell’intervista di ieri al Pentasport, che in serata è andata su gazzetta.it e che oggi è stata ripresa da tutti i giornali.
Alla base dell’idea, annunciata nel post “In un Paese civile” ci sono varie considerazioni.
Al di là del potere calcistico esercitato negli ultimi vent’anni, che non è cosa da poco, ma è appunto…potere, considero il Milan la società con più stile in Italia, escludendo ovviamente la Fiorentina.
Due dimostrazioni: quando nell’ottobre del 2008 i rossoneri vennero a Firenze al completo (e con tutti i vecchi grandi campioni) per lanciare la Fondazione Borgonovo nella struggente amichevole del Franchi e quando Galliani ha voluto essere presente personalmente all’inaugurazione della sala stampa dedicata a Manuela Righini.
In quell’occasione chiese a Mencucci di ritardare di venti minuti l’evento pur di portare il suo ricordo personale di Manuela (che certo non amava Berlusconi…) e questa è stata secondo me una grande dimostrazione di stile e sensibilità.
Se poi aggiungiamo ciò che è accaduto nel maggio 2009, quando Maldini ha dato l’addio al calcio proprio a Firenze, direi che ci sono tre prove per far sì che Fiorentina e Milan tornino ad essere normali avversarie sul campo e alleate per aiutare Stefano e tutti i malati di SLA.

In un Paese civile io dovrei essere libero di andare allo stadio con la bandiera della mia squadra senza rischiare la pelle.
In un Paese civile i dirigenti ospiti avrebbero il sacrosanto diritto di vedersi la partita in tribuna senza essere insultati da qualcuno, neanche da maleducati quasi adolescenti, e meno che mai devono subire lanci di monetine e/o di altri oggetti.
In un Paese civile i massimi responsabili di una delle più grandi industrie nazionali, cioè il calcio, dovrebbero contare fino a dieci prima di reagire, dopo di che contano di nuovo e dopo semmai se ne vanno senza rispondere agli insulti e ai vergognosi lanci di monetine e/o di altri oggetti.
In un Paese civile si individuano i responsabili di chi sta macchiando l’onorabilità di una città che non ha niente da imparare da nessuno e si procede a pene giuste. Non esemplari, perché basterebbero le sanzioni eque per far smettere certe manifestazioni idiote.
In un Paese civile una bomba carta fatta scoppiare a Roma vale quanto una bomba carta esplosa a Firenze.
In un Paese civile il responsabile della confindustria del pallone non sarebbe anche uno dei massimi dirigenti di uno delle più grandi banche italiane, che ha il 40% delle azioni di una delle società più capitalizzate.
In un Paese civile si farebbero titoli meno roboanti sulla presuna inciviltà di una tifoseria che ha sopportato di andare in C2 senza creare il minimo problema di ordine pubblico mentre altre società in condizioni ben peggiori sono state salvate per paura di scontri di piazza.
In una società civile Fiorentina e Milan convocherebbero una conferenza stampa congiunta per superare ciò che è avvenuto domenica all’ora di pranzo e annuncerebbero una prossima amichevole con incasso da destinare alla Fondazione Borgonovo.

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