Dicembre 2012


A Roma Jovetic va in panchina, pronto per l’uso.
E’ una mia idea, suffragata da quello che ho visto e sentito: non se la sentono di rischiarlo dal primo minuto, ma allo stesso tempo un nuovo forfait potrebbe creare polemiche, e soprattutto c’è la voglia del giocatore di tornare in pista.
Qui infatti va sgombrato il campo da ogni dubbio: Jovetic voleva e vuole giocare, non esiste calciatore che non pensi di stare meglio delle sue reali condizioni fisiche.
Chiunque abbia giocato un po’ a calcio lo sa bene: alla vigilia della partita quel risentimento al muscolo, quel dolore alla caviglia ti sembra ampamente superabile, poi battono il calcio di inizio, fai il primo scato e senti la fitta.
Parlo per esperienza diretta dai miei infimi trascorsi calcistici (massimo toccato, seconda categoria) e dalle tante chiacchierate fatte con giocatori più o meno bravi di serie A.
Se poi sarò smentito, tanto meglio, ma mi pare molto difficile che Stevan possa partire dal primo minuto.

Vi dico subito che oggi sarò impopolare, ma come sempre non rinuncio a dire quello che penso.
Per me stiamo esagerando sul discorso degli arbitri, nel senso che Valeri ci ha certamente penalizzato, che in generale siamo in credito nel saldo tra quello che c’è stato tolto e dato, ma bisogna abbassare i toni altrimenti rischiamo il corto circuito.
Soprattutto bisogna evitare di focalizzare la nostra attenzione e le nostre attenzioni su chi commenta che cosa.
Non possiamo farne un caso se Ferrara va dai suoi vecchi amici in televisione (non era anche lui un commentatore) a giocare di sponda nel proporre le proprie tesi assurde sui metri guadagnati sui calci di punizione.
Tornando a domenica sera, io credo che l’ammonizione su Pizarro ci potesse stare perché così si puniscono oggi i falli di mano se considerati volontari, allo stesso modo mi è sembrato che Mati Fernandez abbia accentuato di un bel po’ l’intervento in area di rigore della Samp.
Mi lascia molto più perplesso il fallo di mano (due pesi e due misure con Milano, ma purtroppo anche due arbitri diversi) e soprattutto la mancata ammonizione sull’intervento criminale su Cuadrado: qualcosa che sapeva molto di mossa a tavolino, non troppo lontano da West su Kanchelskis a Milano giusto quindici anni fa.
Però, ripeto, non esageriamo, non diventiamo isterici e manteniamo un nostro profilo alto, da fiorentini.

Per qualcuno siamo già scoppiati, per altri facciamo lo stesso campionato degli ultimi due anni: ragazzi, ci diamo una regolata?
Siamo calati nell’intensità, è vero, ma giochiamo senza attacco e purtroppo qualcuno sta deludendo, vedi alla voce Mati Fernandez, mentre altri (Seferovic) non sono proprio all’altezza.
Senza Jovetic (e quelli che dicevano che andavamo meglio?), Aquilani, Toni, Ljajic, con Cuadrado azzoppato, abbiamo rischiato di vincere una partita che forse non avremmo meritato, ma in tutti questi anni ho visto di molto peggio.
Siamo imbattuti dalla sconfitta di Milano, datata 30 settembre e siamo pure quarti in classifica non lontani dal secondo posto: per me ha ragione Montella a non essere troppo abbattuto per un pareggio che in queste circostanze ci poteva tranquillamente stare.
Se ci disuniamo e facciamo casino ora, in una settimana fondamentale per il nostro campionato, siamo proprio senza speranza.

Bruttissimi risultati, fortuna enorme dell’Inter e Roma che sta tornando sotto.
Qui stasera bisogna vincere per evitare di essere risucchiati dal gruppone e per dare un segnale al campionato.
Capisco che non sia semplice, che non abbiamo gli attaccanti titolari, ma questi sono i diktat dell’alta classifica: fai tantissimo, ma ogni volta è un’esame di maturità, una prova per capire a che punto sei con la testa e con le gambe.
E’ più importante che a Torino e ci vorrà tanta pazienza perché ci chiuderanno gli spazi e proveranno a ripartire in dontropiede.
Ci gufa contro mezza Italia, facciamoli schiantare.

Mi sono appena asciugato il ciglio, vibratamente commosso davanti all’intervista de La Gazzetta dello Sport (complimenti per il colpo) a Pantaleo Corvino e propongo ufficialmente che domani venga intonato un coro per lui e che almeno un paio di striscioni siano dedicati al mago di Vernole che tutte le migliori società calcistiche europee stanno inseguendo da mesi.
Ho scoperto con stupore, grazie all’incalzante giornalista e alle sue terribili domande, come l’anno scorso proprio, prima che lui abbandonasse il campo, fossimo ad un passo dall’Europa.
Se ne deduce che se fosse rimasto a Firenze forse in Europa ci saremmo andati davvero.
E pensare che io ad un certo punto ho pure avuto paura di finire in B grazie ai casini di ogni genere che succedevano dentro e fuori dallo spogliatoio.
Ma torniamo al coro, alle ovazioni e agli striscioni per Pantaleo: domani bisognerà in qualche modo dimostrargli tutta la nostra riconoscenza per quello che ha fatto a Firenze, nei primi cinque anni, ma anche e soprattutto negli ultimi due.
Perché il niente che abbiamo visto per 24 mesi era tutto un bluff, un modo per mascherare (benissimo, a dire il vero) la rinascita viola di questi mesi.
Di chi è dunque il merito di questa nuova Fiorentina?
In gran parte di Pantaleo Corvino, naturalmente.
Lui ha seminato, lui ha creato gli agganci per prendere gli attuali giocatori che sempre lui aveva visto e suggerito: gli altri hanno semplicemente rispettato le sue linee guida e meno male che (stavolta e senza fax in ritardo o altri fantasiosi intoppi) le controparti hanno rispettato gli impegni presi (ovviamente da lui).
E nel settore giovanile tutto funziona a gonfie vele ancora per merito di Pantaleo Corvino.
Quello che non capisco è perché Pradé e Macia continuino a percepire regolarmente lo stipendio: che ci stanno a fare in Fiorentina?

Quasi casualmente il primo dicembre è diventato un giorno molto importante della mia vita professionale.
Sette anni fa cominciava questo blog, due anni fa partiva la grande avventura di Radio Sportiva, stamani sto scrivendo mentre ascolto “Il meglio del Pentasport” che ha preso il via alle sette.
Un nuovo impegno, una sfida importante, un divertimento unico perché vi assicuro che non c’è per me cosa migliore di vedere nascere e crescere le trasmissioni a Radio Blu, avendo da quasi sei anni un controllo giornalistico completo sull’intera programmazione.
E’ una di quelle cose che un po’ mi preoccupano, perché ho paura di non riuscire a capire quando sarà il momento giusto per lasciare senza scendere a compromessi o esporsi a figure ridicole pur di esserci, di farsi sentire o vedere.
Vi assicuro però che sono abbastanza spietato con me stesso e la domanda fatidica (devo mollare?) ogni tanto me la pongo: per ora la risposta è sempre negativa, ma prima o poi il momento arriverà.
Per adesso mi godo questa piccola nuova creatura radiofonica e vi ringrazio per il settimo compleanno passato insieme sul “nostro” blog.

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