Gennaio 2012


Una partita atroce, schiacciati nel primo tempo dal Cagliari, incapaci di attaccare perché, molto semplicemente, siamo senza attaccanti.
Ma chi risponde di questo scempio tecnico?
Prendiamoci il punto e continuiamo a soffrire, sperando in tempi migliori, che devono per forza arrivare perché il popolo viola non merita tutto questo.
Imbarazzi tecnici, gente che non sa cosa fare con il pallone, Vargas che vi avrei fatto vedere come si è scaldato, Ljajic impresentabile, Lazzari peggio di lui, Munari inesistente.
Sì, hanno ragione in Fiesole quando urlano “meritiamo di più”.
Meno è davvero impossibile.

Poi però a tutto c’è un limite e non deve essere sorpassato, al contrario di quello che è successo domenica scorsa e sta succedendo in alcuni post che cestino implacabilmente.
Il limite è quello della violenza, fisica e verbale.
Chi sputa o promette botte è un incivile, con me ha chiuso ed esce immediatamente da ogni forma di dialogo.
In questo Mario Cognigni non solo ha ragione, ma è stato fin troppo tenero perchè basta abbassare un attimo la guardia per essere travolti dagli istinti peggiori e frustranti.
Su questo concetto non ci sono repliche, anche le offese verbali sono vergognose se oltrepassano l’ironia il normale dissenso.
Un certo linguaggio non è accettabile nella vita di tutti i giorni e non si vede perché dalle parti dello stadio ci debba essere una zona franca dove tutto è permesso.
Non vi piace lo spettacolo offerto?
Ritenete che i Della Valle (e di conseguenza i vari Cognigni, Mencucci, Panerai) occupino scranni che sono vostri?
Fischiate, disertate, intervenite civilmente nelle varie tribune mediatiche, ma non usate mai l’arma della violenza.
Perché lì davvero finisce tutto, lì si azzera la vostra intelligenza, sempre ammesso che l’abbiate.

Abbiamo la terza difesa del campionato e non ce ne eravamo accorti.
Abbiamo centrocampisti di caratura internazionale e non ce ne eravamo accorti.
Abbiamo grandi giocatori, difficilmente sostituibili e non ce ne eravamo accorti.
Ci sono valori assoluti che non stanno rendendo e non ce ne eravamo accorti.
Veniamo da un grande periodo, riccco di soddisfazioni, e non ce ne eravamo accorti.
Se però perdiamo a Cagliari siamo in piena zona retrocessione: di quello ce ne siamo accorti tutti.

P.S. Pensandoci bene, non ci eravamo neanche accorti di aver speso negli ultimi due anni 30 milioni di euro per avere questa magnifica squadra, orgoglio della città

Pensare a Stefano Borgonovo in questi giorni di grande grigiore viola (questa storia del mancato annuncio di Amauri è un altro piccolo tassello alla confusione totale) è come dare da bere ad un assetato.
Rasserena la mente, aiuta a relativizzare, ci fa capire quali siano le cose veramente importanti della vita.
Ho ancora in testa quello che mi disse Alberto l’ultima volta in cui sono riuscito a parlarci, poche settimane prima che se ne andasse: “Quello è veramente un grande, una persona da ammirare”.
Lui, a cui del calcio non era mai fregato niente, aveva percepito nell’abisso della sua malattia quanta forza d’animo ci vuole per non rimanere schiacciati dalla vita.
Venerdì prossimo andrò da Stefano, grazie ad Aurelio Virgili, figlio del grande Pecos Bill e lui stesso persona straordinaria, che di Stefano è sempre stato una specie di angelo custode, nella buona e nella cattiva sorte.
Faremo una diretta da casa Borgonovo, cercheremo di trasmettere le risposte alle domande che vorrete inviare tramite il blog, tramite Radio Blu (pentasport@radioblutoscana.it) o violanews (redazione@violanews.com), certamente gli manderò tutto ciò che arriva via mail.
Sarò certamente emozionato e non assicuro niente sulla mia tenuta professionale.

Una maledizione ha colpito ormai da anni il cielo viola, la maledizione degli attaccanti.
Dopo le sciagurate scelte degli ultimi anni e la loro impresentabilità in maglia viola, ora il morbo si è esteso pure alla Primavera, provocando effetti impensabili ed incomprensibili.
Quello che è successo stasera nei primi cinquanta minuti di Fiorentina-Juventus ha dell’incredibile: lo svogliato Babacar si fa male praticamente all’inizio della partita e non sembra più in grado di giocare.
Zoppica, guarda implorante la panchina, non tocca palla, è chiaramente un giocatore in meno, ma l’allenatore Semplici lo lascia in campo come se nulla fosse.
Ad un punto Babacar si accascia al suolo gemendo e pensando che forse finalmente può andare a fare la doccia.
Niente, Semplici non lo toglie.
Rientrano le squadre nel secondo tempo e chiunque abbia un minimo di razionalità pensa di non vedere più “il ragazzo dai mezzi tecnici illimitati”, come lo definì il fin troppo ottimista Prandelli.
Invece rientra anche Babacar, che ricomincia più dolorante di prima, fino a quando dopo pochi minuti viene finalmente cambiato.
Qui i casi sono due: o Semplici ha ritenuto che Babacar esagerasse e che non stesse poi così male, ma che per motivi suoi non avesse voglia di giocare, oppure il tecnico ha sbagliato tutto, lasciando in pratica la Fiorentina in dieci per oltre metà gara.
In ogni modo qualcosa di unico nel suo genere, che va ad aggiungersi alle perle della prima squadra, che ancora nella serata del 18 gennaio non ha attaccanti in rosa.
Meno male comunque che abbiamo pareggiato e che il turno è ancora superabile, magari mettendo undici giocatori a Torino.

Sta andando a finire come avevo previsto a fine anno: cessione di Gilardino, panico totale, affannosa ricerca di chi lo sostituisce, accettazione di qualsiasi cosa passi il convento.
Sentimento comune che passa dalla speranza di vedere subito qualcuno del suo livello al suo posto alla paura che davvero si facciano gli ultimi cinque mesi di campionato con Jovetic-Ljajic-Babacar-Cerci (possibilmente senza fidanzata).
In questo contesto il nome di Amauri, che a giugno nessuno o quasi (a parte Ciuffi) avrebbe voluto nemmeno dipinto, diventa una specie di divinità da adorare e da implorare (per qualcuno, non per me): ti prego vieni, questa casa aspetta te.
Direi che sarebbe pure un’eccellente operazione di marketing, quasi un classico: prima crei il bisogno e poi lo soddisfi, o almeno sembra che tu stia facendo così.
Peccato che di attaccanti ce ne vorrebbero almeno due (le squadre normali ne hanno quattro in rosa) e che se anche domani non succederà niente anche a Cagliari ce la giocheremo con la coppia Jovetic-Ljajic.

La situazione è al limiti della fantascienza calcistica: dopo due settimane di mercato, e dopo aver venduto due dei tre atttaccanti che avevamo, noi ci stiamo orientando senza fretta nei meandri delle trattative per acquistare un attaccante.
Quanti ne abbiamo di effettivi in rosa?
Uno, che a quasi 19 anni ha i tempi di recupero di un quarantenne (ah, questi problemi ai muscoli addominali! ma fategli vedere in che condizioni giocava Batistuta!!) e che è stato giudicato immaturo da due tecnici, mentre il terzo non lo ha in pratica mai avuto a disposizione.
Esiste un minimo di programmazione in tutto questo?
Penso proprio di no e intanto ci abbiamo già lasciato una qualificazione in Coppa Italia e tre punti contro il Lecce, che potevano rendere meno inutile il terzo triste campionato consecutivo.
Esiste una spiegazione a tutto questo che vada al di là delle difficoltà di manovra del nostro direttore sportivo, che guarda caso arrivano dopo aver strombazzato per anni di essere il migliore di tutti?
Io non ce l’ho, mi sforzo moltissimo, davvero, ma non trovo niente.
Però forse è colpa mia, perché sono calcisticamente limitato.

Situazione delicatissima, con una squadra che è stata pure accompagnata dal calore del pubblico, cioè della Fiesole, che è poi l’unico settore pieno dello stadio.
E’ colpa della terza gara in sette giorni?
Ma non scherziamo per favore, davanti c’era una squadra scarsa, che comunque ha giocato al livello della Fiorentina.
Si continua a fischiare Montolivo, ma almeno lui ci prova a correre e a rischiare, altri come Vargas e Lazzari sono vergognosi, mentre Ljajic potrebbe battere D’Agostino nella corsa alla minusvalenza viola.
Continuiamo a giocare senza attaccanti, ma perchè?
E non tirate fuori la storia di Gilardino che non andava: si poteva pure vendere, ma avete mai visto un organico che non ha punte?
Siamo di una tristezza indicibile.

Parlare delle idiozie scritte dalla futura signora Cerci è come sparare sulla Croce Rossa e sinceramente non ne ho assolutamente voglia, è tempo sprecato perché la volgarità dei pensieri dell’aspirante Julia Roberts non meritano risposta.
Mi pare solo che ci sia una continuità con le dichiarazioni inopportune e pesanti di questa estate dell’amato e con i vari pensieri esternati dal nostro eroe via twitter.
Anche come strafalcioni grammaticali i due si intendono a meraviglia: auguri e figli maschi!
Il vero problema è che qui il signor Alessio Cerci ha giocato (alla grande) tre mesi in un anno e mezzo, facendo per il resto parlare molto più fuori dal campo che sul rettangolo verde.
Io continuo a ritenerlo un acquisto sbagliato, pagato tanto, un corpo estraneo a Firenze e alla Fiorentina che dovrebbe essere rivenduto al più presto sperando di non perderci e comunque non siamo noi a tenere i cordoni della borsa.
Ma se questo genio del calcio stava fuori con Mihajlovic, che pure stravedeva per lui, e continua a non giocare con Rossi un motivo ci dovrà essere, o no?

Non so se siano aumentate negli ultimi anni, se magari sono diventato più fragile io o se prima veniva data meno importanza a certe notizie di cronaca che fanno rabbrividire.
Nel campionario degli orrori quotidiani che mi ha inseguito nelle ultime settimane scelgo l’uccisione del vigile a Milano, perché credo che ci si debba porre una domanda scomoda: poteva capitare anche a noi?
Aspettate un attimo prima di rispondere no, per favore.
Pensiamo ai gesti inconsulti che facciamo tutti i giorni, all’insofferenza con cui affrontiamo un banalissimo contrattempo che pare fermare il nostro volo verso chissà quali mete.
Pensiamo all’arroganza con cui mettiamo le nostre chiappe sulle nostre macchine (specialmente noi che ci possiamo permettere delle vere e proprie armi non convenzionali), al fastidio con cui guardiamo gli altri, i diversi, quelli più in basso.
Pensiamo a come vediamo le forze dell’ordine, i tutori della libertà: vanno benissimo se si occupano degli altri, sono odiosi se mettono il becco sulle nostre piccole (per noi) trasgressioni, dal parlare al telefonino alla sosta in doppia, tripla fila.
Ecco, dopo aver speso almeno cinque minuti del nostro preziosissimo tempo per queste riflessioni si può rispondere con una certa cognizione di causa: siamo davvero così lontani da quel bastardo che ha spezzato per niente una vita e una famiglia?

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