Gennaio 2010


La sconfitta è immeritata, il primo tempo inspiegabile.
Che arrivi presto il centrocampista, perché non ci possiamo più permettere altri passi falsi e perché Montolivo non potrà giocare sempre così.
Santana, che molto si è speso, è chiaramente una soluzione di ripiego.
Adesso andiamoci piano con Felipe, che sbagliato completamente la partita, ma che non deve essere messe in quel tritacarne mediatico che Dainelli conosce molto bene.
Ci stava il pareggio, che non ci avrebbe esaltato, ma poi alla fine magari la volata Champions si decide per un punto come negli anni passati e noi saremo forse a rimpiangere quello di questo pomeriggio.
Ora abbiamo davanti un bel dilemma per mercoledì: con chi giochiamo il quarto di finale contro la Lazio?
Continuiamo a spremere i soliti o cerchiamo alternative che dal punto di vista tecnico semnbrano oggi piuttosto improbabili?
Abbiamo due giorni di tempo per pensarci e comunque nulla è compromesso per il quarto posto.

Stavolta chiedo aiuto a voi perché non sono assolutamente un esperto della materia.
Qui di seguito trovate ciò che mi hanno segnalato le mie figlie Valentina e Camilla e che sta girando su facebook: è sconvolgente e spero che qualcuno agisca perché non è immaginabile che esistano cose del genere.
Noi intanto stiamo provando ad informare la Polizia Postale.
Questo è il post delle vergogna:
Nome:ADOTTA UN BIMBO HAITIANO MORTO
Categoria:Affari – Investimenti
Descrizione:La tremenda tragedia che ha colpito Haiti ha per noi, ricchi occidentali, risvolti straordinariamente positivi: il CROLLO dei costi d’adozione di bambini morti. Un bambino vivo costa, si sveglia piangente di notte, defeca e urina quando più gli aggrada, vuole giocattoli, e poi devi persino dargli da mangiare! Ma con un bambino morto è tutta un’altra musica! Dorme sempre, non mangia, non ha stupide e noiose pretese. Ora Haiti offre bambini morti in abbondanza! Non perdere questa grande occasione, a prezzi stracciati, di sembrare una brava e ricca persona agli occhi dei tuoi conoscenti! ADOTTA ANCHE TU UN BIMBO HAITIANO MORTO!

E questo è il commento di una enorme testa di cazzo (sì, testa di cazzo, stavolta l’uso della parolaccia è consentito e consigliato):
Io proporrei di scuoiarli e farci tante pelliccette per i piccoli bambini ricchi, figli di industriali, che d’ora un avanti potranno ostentare e vantarsi del loro nuovo bellissimo manto di puro Haitiano.

Fate voi

Sono talmente soddisfatto dell’operato invernale di Corvino, ovviamente se arriva Bolatti, da sorvolare su alcune sue piccole bugie a proposito di Castillo.
Tipo quella che sarebbe rimasto certamente o che non avrebbe esultato al gol perché arrabbiato coi giornalisti brutti sporchi e cattivi che lo avevano criticato.
Tre erano le cose che non mi tornavano in estate e tre, se arriva Bolatti, sono state le correzioni di Pantaleo: un difensore che non fosse uguale a a Dainelli e Kroldrup, un altro centrocampista al posto del partente Kuzmanovic, Castillo, secondo me inadatto al ruolo di vice Gilardino.
In più c’è stata anche una grande “corvinata”, e allora davvero più di così al ds, ma anche alla proprietà, era difficile chiedere.
Su Bolatti, che confesso di non aver mai visto giocare, ci sono già le prime critiche: è lento, dicono, troppo lento per il campionato italiano.
Poi, se non dovesse arrivare, ci sarebbero montagne di critiche, “perché lui era certamente l’acquisto giusto per la Fiorentina”.
Intanto si sta smontando la guerra tra la società e il comune, con buona pace di quelli che a caldo, anche nell’etere e non sapendo affatto come erano andate le cose, erano partiti a testa bassa accusando “la classe politica di immobilismo” e il Comune di “essere contro la Fiorentina”.
Che peccato, adesso dovranno inventarsi qualcosa di nuovo per riempire le trasmissioni.

Due strade davanti alle 18.15 di oggi: fare una trasmissione urlata, montando lo scontro e cavalcando l’onda populista pro Della Valle e anti Comune, oppure cercare di capire cosa sia successo davvero ed invitare tutti ad una maggiore riflessione e a fare un passo indietro.
Ovviamente abbiamo scelto la seconda soluzione e crediamo di essere stati i primi, se non gli unici con Rtv38, a ricostruire cosa è avvenuto.
Poi ho ripetuto fino alla noia che:
1) in questo scontro Comune-Fiorentina tutti hanno qualcosa da perdere e soprattutto noi che amiamo la squadra;
2) che i destini delle due realtà sono destinati ad incrociarsi tra loro e che dunque va assolutamente trovato un punto di incontro.
Perché, al di là delle offese e delle scuse che ancora non si sa se ci saranno, sullo sfondo c’è la convenzione non firmata e che sta prendendo il largo per la disperazione di Prandelli.
E’ quello il punto di arrivo, il minimo risultato a cui arrivare entro breve ed è per questo che ci stiamo impegnando.
Ah, la Fiorentina ha passato il turno, vincendo 3 a 2 con gol di Babacar e doppietta di Mutu.
Sì, quello che era un di più per la Fiorentina e che era meglio se andava a prendersi i suoi milioni di euro negli Emirati Arabi…

Lui fa un affare, la Fiorentina non so, e comunque un difensore era certamente di troppo.
Forse Dainelli era il più vendibile, ma resta l’amarezza che avverto in tanti tifosi viola.
Ho scambiato alcuni sms con lui nel corso della giornata, ma al contrario di altri che hanno una visione molto particolare del modo di fare giornalismo, non intendo renderli pubblici.
Per una volta preferisco riportare l’articolo che ho scritto sul Corriere Fiorentino, che oggi ha anticipato l’addio del capitano.
Ciao Dario, ci vediamo a fine carriera a Firenze.

Nel luglio 2004 Dario Dainelli era talmente contento e anche un po’ incredulo di venire alla Fiorentina che arrivò al raduno nel grande albergo di Firenze sud accompagnato dal babbo, un distinto signore letteralmente malato per i colori viola. Anche lui è sempre stato tifoso, ma un po’ meno del genitore, se non altro per via della professione, che da quando aveva 19 anni lo ha portato in giro per l’Italia. Modena, Cava dei Tirreni, Andria, Lecce, Verona e Brescia, dove è cresciuto moltissimo prima di essere scelto da Lucchesi per indossare la maglia che sognava fin da bambino. Ora che se ne va il dispiacere è doppio, per il giocatore ma ancora di più per l’uomo, sempre disponibile con tutti, mai visto veramente arrabbiato con qualcuno. Un ragazzo dotato di una sensibilità scarsamente riscontrabile nella vita di tutti i giorni e meno ancora nel calcio. Un episodio tra i tanti che lo hanno visto protagonista in questi anni: nello stabile del suo appartamento fiorentino vive la professoressa di un ragazzino tifosissimo viola che sta combattendo una battaglia molto seria per sopravvivere, La prof informa Dainelli della situazione e Dario organizza la visita al Meyer di Prandelli, un altro che in questi casi non si tira mai indietro. Poi, certo, c’è anche il giocatore, spesso sottovalutato per via di quelle amnesie che certamente ci sono state, ma che hanno fin troppo scalfito nell’immaginario collettivo le valutazioni sulle sue prestazioni. Il momento più basso è datato 29 ottobre 2006, quando il Palermo vince a Firenze per 3 a 2 con doppietta di Amauri e gioia incontenibile con annesso balzo irridente di Guidolin. Il secondo gol del brasiliano è una beffa per Dainelli, che nel finale si fa saltare come un birillo, rimanendo a guardare il seguito dell’azione. Prima e dopo quel giorno ci sono state però ottime prove, accompagnate spesso da un senso di diffidenza generale che trae origine dall’aria quasi distaccata di un difensore che ha un ghigno inversamente proporzionale, tanto per rimanere in casa nostra, a quello di Passarella. Dainelli è un sorridente per natura e anche quando molla un calcione lo fa sempre con l’aria del bravo ragazzo. Siamo convinti che anche gli arbitri, quando lo hanno espulso, si siano sempre sentiti un po’ in colpa per quello che facevano. La diffidenzaè però una brutta compagna di viaggio, che non molla Dainelli fino al 29 settembre scorso, il giorno della gara di Liverpool. Prima di quella magica serata in cui annullò Torres, era diventato difficile giocare al Franchi per via dei mormorii e pure di qualche fischio che arrivavato da maratona e tribuna. Dainelli però non si è mai lamentato, dando in questo un esempio importante a tanti compagni molto più permalosi. E quando nell’agosto 2008, dopo la partenza di Ujfalusi, è scattato il toto-capitano, lui, che avrebbe dovuto ereditare naturalmente la
fascia, se ne è stato in silenzio masticando amaro e aspettando che gli venisse riconosciuta quella leadership invece sempre negata a livello mediatico. Il fatto è che tutti lo consideravano in partenza, forse anche Prandelli, che infatti non lo difese con troppa convinzione. Qualche mese dopo, a ennesima riconferma avvenuta, Dainelli lo fece notare alla sua maniera, sorridendo, ma con molta amarezza. Non venne multato e anche quello fu un segno di carisma. Col passare dei mesi e nonostante qualche problema di salute, soprattutto alla schiena, nessuno ha più messo in dubbio che il capitano della Fiorentina dovesse essere Dainelli, naturalmente fino all’arrivo dell’estate, quando tutti lo davano già alla Sampdoria con tanto di casa affittata a Bogliasco. Invece è rimasto ancora, per giocare quello che alla fine è stato lo spezzone di stagione più convincente dei suoi oltre 1600 giorni alla Fiorentina. Stupisce quindi un po’ che se ne vada proprio adesso, ma evidentemente alla fine si deve essere arreso anche lui: non si può stare in paradiso, cioè a Firenze, a dispetto dei santi. Certamente sarà un distacco dolce con l’ambiente, senza porte sbattute in faccia e con rapporti che saranno mantenuti anche da Genova. Lui d’altra parte ha fatto così con gli amici veri che se ne sono andati via negli anni scorsi. Per esempio Pazzini e Toni, che continuano a frequentare il suo ristorante di Peccioli, non a caso chiamato “La locanda degli amicone” e specializzato in funghi e tartufi. La cucina è una delle grandi passioni di Dainelli, lasciata un po’ da parte dopo la nascita otto mesi fa del piccolo Ettore. Nel suo locale si sono svolte anche trattative di mercato, come quella volta in cui Spalletti chiese proprio a Pazzini se, visto che con Prandelli giocava pochissimo, gli fosse piaciuto andare alla Roma. Dainelli giocò ancora da difensore e convinse l’amico a lasciar cadere ogni tentazione.
Perchè il ruolo del capitano lo ha sempre interpretato a 360 gradi, dentro e fuori dal campo, magari scherzando un po’. Lo fece con Mutu, proponendo una colletta fra i compagni alla notizia della maxi multa del Chelsea. Il suo comunque è un arrivederci perché finita la carriera tornerà quasi certamente a Firenze. Adora la città, come la compagna Rebecca che ha avuto un ruolo importante nella decisione finale. Triste, ma inevitabile, dopo l’arrivo di Felipe.

Bisogna essere sinceri: il gol non era proprio impossibile da fare, ma sul tiro di Montolivo Castillo è scattato prima degli altri e per questo si è trovato da solo col pallone tra i piedi davanti alla porta sguarnita.
Cioè bisognava essere lì al momento giusto nel posto giusto.
E prima aveva fatto un paio di cose interessanti: le perplessità restano tutte, ma stavolta ha avuto ragione lui e poi, se farà ancora bene, io sarò felicissimo di essermi sbagliato su uno dei tre punti critici di cui parlo da fine agosto.
Abbiamo vinto una gara fondamentale per la corsa al quarto posto, l’abbiamo vinta giocando una gara viziata dalle tantissime assenze e trascinati da un Montolivo ancora strepitoso.
Stavolta davvero ci siamo, il ragazzo è continuo da fine settembre e questo pomeriggio si è caricato la squadra sulle spalle, una specie di Batistuta del centrocampo.
E ha segnato ancora Mutu: ma non era diventato un soprammobile per la Fiorentina?
Invece, se appena appena infila due mesi di salute piena, è ancora un campione, come era stupido dubitare negli scorsi mesi.

Ha ragione l’immenso Alfredo Provenzali: “Tutto il calcio minuto per minuto” è una fiaba e nessuna trasmissione televisiva potrà mai sostituire la magia delle voci delle radio.
Quelle voci: di allora, ma anche di oggi, perché sono tutti bravissimi e di molto superiori a quasi tutti quelli del video.
Auguri quindi ad una trasmissione eccezionale che compie 50 anni, che è stata per almeno tre lustri il mio giocattolo preferito, il mio premio alle fatiche settimanali.
E però oggi arriva a Firenze il Bari, e allora ho pensato che verrà in tribuna stampa a trasmettere un signore ultra cinquantenne che si chiama Michele Salomone e che segue i pugliesi dal 1978, cioè 32 anni.
Seguirlo però è un po’ limitativo come concetto.
Forse è meglio dire inseguito, perché per lunghissime stagioni, esattamente come il sottoscritto che però ha iniziato “solo” nel gennaio 1983, è scappato per anni dalle tribune stampe di mezza Italia, ha trasmesso da curve e balconi, è stato considerato, come tutti quelli che facevano le radiocronache, un intruso.
Perché il punto è proprio questo: nonostante che dal 1999 si corrispondano per trasmettere cifre impossibili da pensare solo qualche anno e che in qualche piazza (compresa purtroppo Firenze…) le radio private paghino alle società più o meno quanto scuce la Rai, ma senza avere il canone e facendo sacrifici enormi per recuperare almeno in parte quei soldi, l’idea è sempre quella di essere figli di un dio minore.
Lo dico e lo scrivo non con vittimismo, ma anzi con orgoglio.
Perché nel frattempo qualcuno di quelli che c’erano trent’anni fa è diventato addirittura nonno, eppure è ancora lì mezz’ora prima della partita a cercarsi la postazione, a discutere se l’hanno messo da un’altra parte in tribuna stampa, ad elemosinare un’intervista post partita con qualcuno della propria squadra senza avere altre venti emittenti prima.
Siamo un manipolo di gente innamorata pazza della radio e della propria squadra e nel giorno in cui rendiamo omaggio ai nostri fratelli maggiori della Rai vorrei che si ricordasse anche il lavoro che stiamo facendo da oltre tre decenni.

Si compra Natali dal Torino retrocesso e quindi (forse) non assistito da una difesa stile Inter degli anni sessanta e si pensa a Dainelli già con la maglia della Sampdoria.
Si compie un’ottima operazione di mercato acquistando Felipe, che però era riserva nell’Udinese che sta scivolando nelle zone basse della classifica e Dainelli lo si vede già in panchina, “perché la coppia dei centrali viola non può che essere quella costituita da Felipe e Gamberini”.
Ma perché?
E, soprattutto, come mai non si tiene conto che questa è stata la migliore stagione di Dainelli, che se fosse alla Juve andrebbe diritto in Nazionale al posto dell’ectoplasma Le Grottaglie?
Ci deve essere qualcosa di congenito che non va nel rapporto tra Dainelli e il popolo viola, parte della critica compresa.
A me Felipe piace molto, però dico che se la deve giocare alla pari, cosa che accadrà certamente con Prandelli, per avere un posto da titolare.
Con buona pace di tutti quelli a cui Dainelli, non si sa perché, resta proprio antipatico.

Piccola confessione: sul cinque a zero ho messo la televisione che avevamo in tribuna stampa su Parma-Juve, nella speranza che gli emiliani pareggiassero.
Lo so che per noi e per il quarto posto sarebbe stato meglio di no, ma è più forte di me: io tifo sempre contro la Juve.
Ho raccontato questo per dire di quanto fossi tranquillo e di quanto la Fiorentina ha stravinto la gara sotto tutti i punti di vista.
Il secondo gol di Gilardino è stata poesia pura, nella costruzione e nella finalizzazione.
Che grande attaccante abbiamo, e quanto se la tira poco rispetto a tanti altri!
Molto bene Felipe, ancora meglio Kroldrup, nessuno sotto il sei e umiliazione gigantesca per i senesi (in quattro idioti mi hanno offeso gratuitamente mentre tornavo a prendere la macchina, ma con gente del genere non c’è niente da fare).
Stasera ce la godiamo a tutto tondo, da domani pensiamo al Bari.

Poiché la sostanza conta molto di più dell’apparenza, a me il Corvino di oggi, ascoltato nella lunga diretta delle 12 di Radio Blu, è piaciuto.
Più misurato del solito, attento più a spiegare come stiano le cose che ad ingaggiare guerre all’arma bianca in chi non crede del tutto o in parte nel suo operato.
Cominciamo col dire che Felipe è una grande operazione, che chi storce la bocca lo fa per partito preso e che il risparmio di tre milioni di euro rispetto alla richiesta estiva dell’Udinese giustifica il ritardato arrivo di un difensore che non sia uguale a Kroldrup e Dainelli.
“Faccio quello che il mercato mi consente di fare”, ha detto Corvino ed è un’onesta ammissione della situazione in cui deve operare, rispettando budget di spesa e di monte ingaggi.
Credo che stia pensando seriamente al centrocampista, perché come noi è preoccupato dagli infortuni e che se dovesse capitare l’occasione per cambiare Castillo lo farebbe senza pensarci troppo su.
Preferisco mille volte un Corvino così ad altre sue versioni che mi sono sembrate sinceramente eccessive.
E adesso occhio e cuore solo al Siena.

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