Luglio 2009


Ovviamente non c’entro niente con l’uscita di Andrea Della Valle, che comunque pare dia ogni tanto un’occhiata a questo blog, ma la sua uscita era più o meno quello che chiedevo neanche cinque giorni fa.
Una rivendicazione d’orgoglio, un senso di appartenenza che mi sembrava fossero smarriti negli ultimi cinquanta giorni.
Come se la Fiorentina non fosse arrivata quarta nello scorso campionato, come se arrivassimo da stagioni fallimentari.
Chiaro che stiamo tutti aspettando le mosse di Corvino, che non può sbagliare, ma intanto non ha senso paragonare gli zero euro dei Della Valle all’operazione di rientro avviata dai Pontello nel 1986.
Qui, almeno per quest’anno, non si investe più, allora si cercava di portare a casa più soldi possibile.
Sbaglia Andrea Della Valle a prendersela se una cinquantina o anche un centinaio di tifosi manda messaggi negativi via internet (e parlo anche di questo blog), perché non è certo quella la maggioranza dei tifosi.
Senza considerare l’anonimato che permette a qualsiasi persona dietro la tastiera di moltiplicare per dieci o venti la propria presenza.
Lasci perdere, e cerchi semmai di essere più presente a Firenze perché la sua vicinanza alla squadra e all’ambiente è importantissima.

Quelli giovani e promettenti non vengono perché non vogliono fare come Pazzini.
Quelli stagionati e carichi di gloria vogliono guadagnare più di Frey e Mutu e quindi giustamente Corvino li lascia a Preziosi e, forse, De Laurentis.
Però lo cerchiamo bravo davvero, insomma un’altra cosa rispetto all’onesto e spremuto Bonazzoli.
In più lo vorremmo pure con stimoli e pronto a dare tutto per la maglia ed è impensabile pescare all’estero vista la difficoltà ad ambientarsi nel campionato italiano: se non giochi quasi mai, quando ti adatti?
In questo gioco alla meno viene fuori un solo nome: Cristiano Lucarelli.
Ma evidentemente è troppo facile come soluzione, e allora è probabile che alla fine non venga, anche se nessuno saprà mai il perché.

“Chi parla male, pensa male e vive male”, grande passaggio, citato forse non del tutto correttamente da “Palombella rossa” di Nanni Moretti.
Anche chi scrive male, aggiungo io.
Qui non si tratta dell’uso corretto dell’italiano, perché nessuno pretende un’istruzione all’altezza della situazione, ma dell’abuso della parolaccia, del termine triviale.
Ci sono persone in questo blog che usano la parolaccia esattamente come farà Cosimo tra qualche mese, cioè quando compirà tre anni.
Nei bambini si chiama fase fecale, cioè vogliono stupire i grandi con parole proibite.
Nei grandi si chiama semplicemente stupidità, e non è possibile che io debba spulciare i commenti di almeno una decina di voi per cancellare o mettere i puntini di sospensione.
E astenetevi anche dalle offese, esplicite e velate: invece di urlarli, i concetti si esprimono meglio se sono spiegati.

Da oggi riparte la solita routine, almeno per noi giornalisti.
Arrivano i primi giocatori al Franchi, forse Prandelli: potranno rilasciare le interviste?
Che diranno?
Sgomitate e spinte per tenere il microfono il più vicino alla bocca (c’è pure chi ha la missione di far inquadrare in tutti i modi il marchio di appartenenza, per vedere se si sale un po’ nella classifica degli ascolti…).
Differenza per noi non da poco rispetto alle ultime sei stagioni: non ci sarà più Silvia Berti a dirigere, anzi a dominare il traffico, a mandarci ed essere mandata a quel paese per una richiesta secondo lei fuori luogo o una frase strappata in più.
La immagino amareggiata e mi dispiace e vorrei che trovasse alla svelta grandi soddisfazioni.
Per il resto, tutto uguale, nelle speranze e nelle illusioni.
Ma mai come stavolta è importante che si ricominci, perché con la storia degli zero euro, con Dio che consiglia a Felipe e a Corvino la Juve e con l’idea che ci stiamo ridimensionando, beh è come se nell’ultimo campionato invece di arrivare quarti ci fossimo salvati all’ultima giornata.
Alla prima doppietta a Cortina di Jovetic, ricominceremo a carburare e ci rimetteremo anche mentalmente in carreggiata.

Già, vogliamo dirlo che il G8 dell’Aquila è stato un gran successo mediatico e di immagine per l’Italia oppure non si deve per il semplice fatto che ad organizzare il tutto è stato il signor (da ma mai votato) Berlusconi?
Vogliamo dirlo che nel mondo ci sono immani disastri, con un numero di vittime nettamente superiore al terremoto in Abruzzo, e che però adesso in quasi tutto il Pianeta conoscono il dramma di Onna?
Vogliamo dirlo che tutto è filato via liscio e che i 2500 “antagonisti” che puntavano a far casino hanno invece fatto una pessima figura, non raccogliendo nessuna adesione dagli abitanti dell’Aquila?
Una volta detto tutto questo, ci rituffiamo nelle nostre miserie italiane sperando, ma ci credo poco, che sia la volta buona per considerare chi non la pensa come noi una persona con cui dialogare e non un nemico, berlusconiano o “comunista” che sia.

Queste sono le cose che mi piacciono: Marco Materazzi è andato in silenzio all’ospedale di Viareggio a trovare Leonardo, il bambino che nel rogo ha peso la mamma e due fratellini.
E suo babbo sta ancora lottando tra la vita e la morte.
Materazzi è partito all’alba da Milano con la borsa dell’Inter, di cui Leonardo è un tifoso accanito, e dentro la maglia nerazzurra e un pallone firmato da tutta la squadra.
Non ha voluto essere fotografato, non ha rilasciato interviste.
Ecco, quando leggo di queste cose, o di altre che hanno avuto spesso come protagonista Totti, penso che forse nel mondo del calcio c’è qualcosa in più oltre ai soldi e all’apparenza.

Forse è colpa mia, non so, ma è certo che ci sono state delle interpretazioni completamente sbagliate sul mio precedente intervento.
Il mio non era un attacco ai Della Valle, ma un invito: a compattare l’ambiente con interventi che facessero capire quanto tengono alla Fiorentina.
Un altro suggerimento era di evitare in futuro tormentoni come quello di Melo.
Lo vogliamo vendere ed è giusto venderlo perché ci danno un sacco di soldi? Bene, vendiamolo, ma senza tutte le manfrine a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane, dalle urla dal Piazzale Michelangelo all’intervento di Dio.
Chi contesta i Della Valle per il mercato dovrebbe fare come Melo, cioè portare qualcuno al posto loro che investa di più.
Qualcuno che ovviamente non esiste.
Io sto con i Della Valle, e con Prandelli e pure con Corvino (che, lo ripeto, secondo me è sovraesposto mediaticamente), ma non accetto e non accetterò mai il pensiero unico.
Della serie che non posso chiedere a Diego e Andrea un intervento perché “sanno loro quello che fanno”, oppure “ma come ti permetti di criticare”.
Questi sono ragionamenti da fondamentalisti del pallone ed io invece amo il dialogo, nella vita come nel calcio.

Si può e di deve vendere Melo a quelle cifre, anche se fa girare le scatole che a comprare sia la Juve.
Molto meglio ovviamente l’Arsenal, ma è anche vero che se Melo per un caso neanche troppo lontano a conti fatti venisse strapagato, beh, allora sarebbe ancora più bello aver dato una mezza fregatura alla Juve.
Ma il punto è un altro e più profondo e riguarda il rapporto di fiducia tra i tifosi e i Della Valle, un rapporto in cui Corvino, che sta troppo tempo col vento in faccia a spiegare e rispiegare, con è solo un tramite.
A questo punto è chiaro che il passaggio della clausola recissoria faceva parte del percorso pensato da mesi per vendere Melo, non si spiegherebbe altrimenti la fretta in cui la stessa clausola è stata sottoscritta dalle parti.
Scommettiamo che passarenno mesi prima che ce ne sia un’altra?
Il giocatore voleva guadagnare il doppio e la Fiorentina incassare il triplo di quanto aveva speso appena dodici mesi fa e non c’è niente di male.
Si poteva però dirlo tranquillamente, invece di fare teatrini che a questo punto risultano un po’ stucchevoli.
Penso alle dichiarazioni dopo l’ultima giornata di campionato, ma anche ad altre uscite dei vari protagonisti.
A parte qualcuno che immagina che siccome va allo stadio tutto gli sia dovuto, da queste parti, dopo il fallimento, è stato raggiunto un discreto grado di maturità.
I Della Valle hanno deciso di non tirare più fuori un euro?
Ci spiace molto, perché tutti vorremmo avere in squadra i più forti e di notte sognamo che ci compri Moratti, ma vorrà dire che ci arrengeremo fino alla prossima svolta della famiglia.
Però, santo cielo, metteteci un po’ più di passione, perché è solo quella che spinge la gente ad amare la Fiorentina.
Invocate l’autarchia finanziaria, sottolineate che abbiamo il miglior tecnico del campionato, fate capire che ci siete, che volete il massimo.
Se Berlusconi dichiara che il Milan senza Kaka è più forte dell’Inter, è troppo pretendere una dichiarazione orgogliosa di Diego e Andrea?
Un auspicio per Jovetic, due parole per Montolivo, una metaforica pacca sulle spalle ai nostri tre campioni, mica abbiamo un organico da zona retrocessione.
Penso sinceramente che non ci siano alternative ai Della Valle, a cui dobbiamo molto perché hanno tirato fuori fino al 2008 una montagna di soldi per una squadra che è sempre stata nostra e che invece è loro solo da sette anni, ma questo silenzio, credetemi, fa più male della cessione di Melo.

Invece, appunto, non rimane e va alla Juve.
Certo, qualsiasi altra società sarebbe stata meno indigesta, ma Melo non è Baggio e la Juve lo strapaga, almeno secondo me, anche se è tutto da dimostrare che Marchionni valga 5 milioni di euro.
Adesso conta come verranno spesi quei 18 milioni (vanno tolti i 2 di Natali) ed è lì che si gioca il mercato viola.
Un mercato per ora abbastanza amaro, e lo capisco, ma in linea con quello che succede in Italia.
Lascio comunque tutto quello che avevo scritto ieri, a futura memoria.
Non credo che Corvino farà sconti: vuole 25 milioni di euro e se non li avrà Melo rimane alla Fiorentina.
Io a 18 l’avrei già dato via, figuriamoci se piango a 25, solo che adesso mi pongo il problema della mancanza di offerte a quelle cifre.
Che scenario si apre?
Dal punto di vista affettivo il divorzio tra Melo e la Fiorentina si sta già consumando tra una dichiarazione del giocatore e una del suo procuratore (uno a caso, perché mi pare ne abbia diversi).
Se rimane alla Fiorentina, risolviamo il problema del centrocampo, ma poi siamo incartati su tutto il resto, perché escludo che i Della Valle vogliano andare sotto un’altra volta.
E’ una partita di poker in cui è corretto riconoscere a Corvino un punto di partenza che sembra sfuggito alla maggioranza dei commentatori: Melo oggi vale (o varrebbe) il triplo di dodici mesi fa.
Questa sì che è stata una corvinata.

Sarà perché ho passato qualche giorno a Viareggio, sarà perché sto facendo i conti con quante persone a cui voglio bene hanno combattuto e stanno combattendo con dei gravi problemi di salute, sarà perché quello che penso posso permettermi di dirlo quando e come voglio a duecentomila persone, sarà quello che volete, ma oggi non ce l’ho fatta più.
E così, quando ho sentito Melo dichiarare che solo Dio (e non quindi lui o il suo/suoi procuratore/i) sa dove giocherà nella prossima stagione, sono sbottato ed entrato in diretta.
Ma Dio, se esiste, si deve occupare del futuro calcistico di Melo o piuttosto di chi avrebbe veramente bisogno del suo intervento equilibratore, di chi sta davvero male, di genitori che non hanno speranze per i propri figli?
Vale per Melo, ma ovviamente anche per tutti quelli che in campo e fuori si riempiono la bocca con il trascendentale, mischiando (loro sì, davvero) il sacro con il profano.
Ma smettetela per favore, e se davvero avete una fede usatela per una vostra ricerca interiore, che peraltro ognuno di noi dovrebbe fare ogni tanto.
Non tirate in ballo Dio per cose meramente terrene, soprattutto quando in ballo ci sono solo e unicamente i soldi.

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