Marzo 2006


Meno male che c’è la registrazione a testimoniare della mia voglia di dire quello che magari non sarebbe stato giusto dire, e cioè che come con la Juve nel 1989 “il sogno dei fiorentini sarebbe stato quello di segnare ecc…”.
Giuro che mi è venuto l’impulso, ma ho fatto un gran pasticcio, un po’ perché avevo paura che non andasse nello stesso modo e un po’ perché mi vergognavo di abusare del colpo di fortuna di diciassette anni fa.
Ma si vede che era il giorno giusto ed è andata alla grande, anche se l’angolo lo hanno battuto dall’altra parte.
Pazzini come Borgonovo? Prendiamo come auspicio per il futuro
Partita molto difficile, con due aspetti da tenere bene a mente per essere ancora più contenti: la prova di Fiore e la rabbia viola nel finale.
Davvero, Fiore ha sorpreso.
Non tanto nel primo tempo, quanto nel secondo, quando era in debito di ossigeno e a quel punto ci ha messo il cuore.
Benissimo Jimenez e Bojinov, ora sarà dura scegliere i due d’attacco e pure i due sulle fasce.
Lasciamo la palla in mano a Prandelli e fidiamoci di lui senza problemi.
Infine, grazie a tutti voi: avete reso questo giorno indimenticabile per me e per tutti quelli che mi vogliono bene.

Quante volte nelle ultime ore state andando sul vostro sito di riferimento per avere notizie del piccolo Tommaso?
Io lo faccio almeno ogni ora e mezzo, per adesso inutilmente.
Ci sono cose che ti prendono allo stomaco, questa è una specie di Vermicino dilatata nel tempo, o almeno io la vivo così, con la stessa angoscia.
Domattina sarà la prima cosa che farò: leggere come stanno le cose e speriamo che la notte porti consiglio a queste bestie.

Ho capito che era una cosa veramente speciale quando (molto gentilmente) mi ha chiamato Stefano Prizio da Fiorentina.it per chiedermi notizie sulla mia millesima radiocronaca.
Siccome i rapporti con lui ultimamente non erano stati un granché, mi sono detto che forse, per una volta, mi potevo pure rilassare e godermi l’avvenimento.
Perché, e questa è una confessione in piena regola, io sono fatto così.
Cioè, sono fatto male.
Nel senso che penso sempre al dopo e mai al momento, in una sorta di frenetica rincorsa che, lo so benissimo, non mi porterà mai da nessuna parte.
Ma probabilmente è stata proprio questa inquietudine a farmi arrivare alle mille radiocronache, anche se dopo ogni campionato ho pensato: o mio Dio, queste sono state davvero le ultime.
Perché? Perché l’anno prossimo la Lega ci darà la caccia, la Rai ci farà senz’altro causa, la Fiorentina non ci venderà più i diritti e via a seguire in un crescendo di catastrofismo al cui confronto Cocciante e Leopardi erano proprio dei dilettanti.
Ho perseguitato fidanzate, mogli, amici e soprattutto il mio “fratello” Rinaldo Pieroni con queste paure, che solo da poco tempo si sono dileguate.
Strano, a pensarci ora, che abbia sempre pensato che l’eventuale stop alle mie radiocronache potesse dipendere solo da cause esterne.
E’ come se non avessi mai messo in dubbio il fatto io ci sarei stato.
Sempre e comunque, ed infatti negli unici due casi in cui mi si erano aperte prospettive professionali nazionali ho rinunciato in dieci secondi senza mai pentirmene.
Adesso, e lo dico con molto pudore, provo una sorta di dolce orgoglio per il numero di partite che sono riuscito a raccontare, partendo (ma sì diciamolo con una spruzzata di sana retorica) veramente da zero.
Se la Fiorentina mi darà una mano, domenica ci sarà da divertirsi.

Negli anni settanta ho conosciuto una famiglia di italiani costretti a fuggire dalla Libia. La loro tristezza interiore, il loro gentile smarrimento di fronte alla nuova realtà è un sentimento che mi torna in mente ogni volta che in
televisione appare il volto dell’esimio colonnello Gheddafi.
Ed è apparsa tante volte quella bella faccia.
Come azionista importante e decisivo della Fiat, come referente importante di Andreotti nella sua lungimirante politica estera, in veste di padre di un
calciatore di serie A.
Blandito da quasi tutti i nostri Presidenti del Consiglio, questo campione di democrazia è al potere da più di trent’anni.
Lo batte solo Fidel Castro, ma ha superato ampiamente Pinochet e sinceramente non ho mai capito che differenza passi tra lui e Saddam Hussein.
Gheddafi ha ammazzato e fatto ammazzare migliaia di persone e forse qualche parente degli 81 morti di Ustica potrebbe chiedere a lui qualche notizia su uno
dei più gravi misteri della storia italiana.
Adesso Gheddafi torna a minacciarci, chiedendo un indennizzo per l’occupazione coloniale di quasi cento anni fa.
Quanto vuole signor colonnello?
E come la dobbiamo pagare: in dollari o in euro?
Ci dica il prezzo, noi siamo pronti a tutto pur di
vederla tranquillo.
Fino alla sua prossima porcata.

Non c’è per fortuna solo Sanremo: è stata accesa la fiaccola delle Paraolimpiadi, quelle dedicate a uomini e donne “diversamente abili” che cominceranno il 10 marzo.
Lo scrivo qui, tra la Nazionale ed il Siena, perché ogni volta che vedo una prestazione di questi maestri di vita rimango esterefatto.
Non escludo assolutamente di parlarne ancora tra una decina di giorni.

Adesso siamo diventati davvero una squadra normale.
Straordinariamente normale, dove lo straordinario da stasera sta tutto nell’eccezionale amore di una tifoseria verso una maglia.
Serata da sogno e da marziani.
Perché sentire gli applausi al nome di Lippi, vedere Del Piero che segna sotto la Fiesole tra l’entusiasmo del pubblico sono cose assolutamente imprevedibili; scorgere molte persone che quasi si commuovono al suono dell’inno nazionale è qualcosa che invece fa bene al cuore.
Pur rimanendo del tutto convinto che Carrao, Galliani e compagnia cantante debbano andare a casa (ma Mazzini presidente, no?), mi sono sentito orgoglioso di essere fiorentino, stavolta abbiamo davvero svoltato.
Alla fine, come avevo pensato fin dall’arrivo dei Della Valle, era giusto far giocare la Nazionale a Firenze.
Nella primavera di tre anni fa lanciammo dalla radio una campagna per il ritorno degli azzurri, una specie di sondaggio tra gli ascoltatori che si concluse con esiti sconfortanti e dovetti accettare il verdetto delle risposte a malincuore.
Forse perché sono tra quelli che digeriscono a fatica le eliminazioni azzurre agli Europei e ai Mondiali, non avendo mai capito come mai in queste grandi competizioni si dovesse soffrire per le sorti di un’altra squadra, non so il Brasile o l’Argentina.
Per me questa cosa assomiglia molto al tifo di tanti toscani per Juve, Milan o Inter: inconcepibile.
Quando dietro a me ho visto Ciuffi fare la ola per ben cinque volte consecutivamente, ho capito che la Nazionale aveva davvero fatto pace con Firenze.
Finalmente, e ora concentriamoci sul Siena

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